Medicina solidale, pandemia: molti i ragazzi lasciati soli con le loro fragilità
Marina Tomarro - Città del Vaticano
I lunghi lockdown imposti dall’emergenza sanitaria del Covid, hanno cambiato la vita di tutti. Soprattutto per i bambini e i ragazzi, sono mutate radicalmente le abitudini quotidiane. La scuola è diventata on line, i compagni di classe, i professori e le maestre visti quasi sempre solo attraverso uno schermo, le attività extrascolastiche, le attività fisiche, la palestra, la danza, la musica e il teatro sono state interrotte, portando spesso i piccoli e i più grandi ad un pericoloso isolamento. Il webinar “I Minori e le tutele ai tempi del Covid. Ansie, paure, violenze e devianze del mondo giovanile recluso in casa” promosso dalle associazioni Medicina Solidale e Dorean Dote e dall’osservatorio sui minori “Fonte d’Ismaele”, vuole fare un punto proprio su queste problematiche nate con l’arrivo della pandemia. L’incontro potrà essere seguito attraverso la pagina Fb dell’associazione Medicina Solidale.
La scuola: un luogo sicuro per i piccoli
“Venendo meno la scuola – spiega Lucia Ercoli, Responsabile Sanitaria dell'Istituto di Medicina Solidale Onlus – è mancato uno dei pilastri più importanti per l'accoglienza e l'accompagnamento delle nuove generazioni. La scuola infatti, spesso si ritrova anche a supplire la funzione educativa della famiglia, che in questi anni è stata oggetto di una serie di trasformazioni sociali e culturali che ne ha estremamente indebolito l'assetto costitutivo. La scuola spesso si è trovata a svolgere anche la funzione educativa per i bambini più vulnerabili, per quelli che non hanno alternativa e a volte non hanno neanche una casa. Questo, naturalmente, ha creato un vuoto. E per i bambini, ogni giorno può essere decisivo per quello che sarà il loro futuro. Ogni giorno sottratto è un pezzo di vita che viene a meno”.
La fragilità della famiglia oggi
Eppure, proprio la famiglia avrebbe dovuto rappresentare il supporto principale per questi bambini e adolescenti. Anche Papa Francesco, ha spesso invitato le famiglie a riscoprire questi momenti in cui si deve stare di più in casa, come un tempo prezioso per conoscersi meglio. “Oggi - aveva sottolineato il Pontefice nell’omelia della messa del mattino a Santa Marta lo scorso 21 marzo - vorrei ricordare le famiglie che non possono uscire di casa. Forse l’unico orizzonte che hanno è il balcone. E lì dentro, la famiglia, con i bambini, i ragazzi, i genitori… Perché sappiano trovare il modo di comunicare bene tra loro, di costruire rapporti di amore nella famiglia, e sappiano vincere le angosce di questo tempo insieme, in famiglia. Preghiamo per la pace delle famiglie oggi, in questa crisi, e per la creatività”. Ma non sempre purtroppo è andata così. “La famiglia - continua Lucia Ercoli - è un istituto che è stato fortemente minacciato e compromesso e non solo sul piano delle risorse. Anche sul piano culturale e antropologico, è stato tutto sovvertito e sui ragazzi ha avuto un’influenza molto negativa”.
Saper ascoltare senza giudicare
È quindi necessario un cambiamento che parta dai più grandi, in modo che diventino guide sicure per sostenere le nuove generazioni a superare i traumi lasciati da questo lungo periodo di cambiamenti. “Per aiutare i ragazzi – sottolinea la responsabile sanitaria – gli adulti devono cominciare a ritornare con la memoria a quando avevano quell'età, ricordare che cosa è stata la loro infanzia, cosa è stata l'adolescenza, recuperarne le emozioni, le paure, i sentimenti, e con occhi nuovi guardare i figli, o gli alunni facendo un passo indietro e dando loro lo spazio per potersi raccontare e rivelare per quello che sono, ascoltandoli senza pregiudizi”.
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