Dove tutto parla di Beato Angelico
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Riunisce la più importante raccolta al mondo delle opere su tavola del Beato Angelico. É la sala espositiva del Museo di San Marco a Firenze, già nota come “Sala dell’Ospizio”, che dal 17 dicembre viene ribattezzata con il nome dell’ Angelicus Pictor e si presenta in un rinnovato allestimento. L’inaugurazione dell’intervento, finanziato dai Friends of Florence, è il culmine delle celebrazioni dei 150 anni del museo avviate nell’ottobre 2019 e permette di godere in un unico ambiente di 16 capolavori del pittore e frate domenicano vissuto tra il 1395 e il 1455.
Il colore e la luce
Grazie alla nuova illuminazione è possibile ammirare la qualità sublime dei dipinti su tavola, il disegno netto e raffinato, i vertici insuperati di un ductus unico e inconfondibile. “La nuova illuminazione - sottolinea a Vatican News Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco - esalta in modo clamoroso le straordinarie qualità pittoriche e cromatiche delle tavole: il disegno raffinatissimo e nel contempo molto forte”.
Una preziosità pittorica che non ha eguali tra i contemporanei, coltivata fin da quando fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro, era un giovane apprendista che cominciava a muovere i primi passi nel panorama artistico tardo-gotico della Firenze del secondo decennio del Quattrocento, dominato dalle figure di Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina.
Mistico e moderno
“Già dalle primissime opere come la Madonna con Bambino, conservata al Museo di Rotterdam”, ricorda il direttore, “è evidente, a livelli straordinari, questa preziosità tipicamente tardogotica. Ma è l’accelerazione in senso rinascimentale che si coglie da subito: l’Angelico fu infatti il primo vero interprete della rivoluzione masaccesca. Affiancò Masaccio nel rinnovamento della pittura fiorentina con una visione tutta particolare che risente della sua spiritualità”. Entrato agli inizi degli anni venti nel Convento dei Domenicani Osservanti di Fiesole, da subito rivela nella sua pittura accenti mistici, ma nel contempo è aggiornato sulle tendenze più moderne della pittura fiorentina dell’epoca.
La sua casa
L’ineguagliabile esposizione monografica della nuova Sala Beato Angelico, organizzata secondo un criterio cronologico, è parte inscindibile di un complesso monumentale, il Convento di San Marco dove tutto “parla” di fra Giovanni da Fiesole. “Il Convento – prosegue Angelo Tartuferi - fu la sua casa per lunghi anni. Il complesso fu adottato da Cosimo de Medici e poi dallo stesso Lorenzo il Magnifico che ne affidarono il restauro al grande architetto Michelozzo. Il pittore domenicano ha impresso in molti ambienti di questo luogo il sigillo della sua arte: a cominciare dal chiostro di sant’Antonino, passando per il ciclo di affreschi delle celle del dormitorio nel primo piano, fino alla straordinaria Crocefissione della Sala Capitolare”. Qui l’occhio coglie i vertici, tra i più alti, dell’arte cristiana di ogni tempo.
Dispersione e ricostruzione
San Marco si riconferma centro assoluto della pittura di Beato Angelico, nonostante le gravi dispersioni che hanno subito molte opere mobili su tavola, oggi esposte nei musei di tutto il mondo. Il nuovo allestimento aiuta il visitatore a ricostruire l’originale impostazione di tavole smembrate nel corso dei secoli: “Abbiamo elaborato pannelli – aggiunge Tartuferi - che presentano la struttura originaria di capolavori come la Pala di Bosco ai Frati o di la Pala di Annalena. Per ognuno di questi complessi pittorici sono segnalate le parti andate disperse: ad esempio nella Pala di San Marco, tanto ammirata da Vasari, abbiamo sistemato le quattro tavole superstiti nelle posizioni in cui originariamente si trovavano. Il visitatore forse resterà sorpreso dalla loro collocazione un po’ decentrata, ma il pannello che abbiamo preparato illustra come il complesso doveva presentarsi nella sua interezza, indicando le sedi internazionali in cui oggi sono esposte le sezioni mancanti”.
Il percorso
Dalle tavole più monumentali, come la Deposizione di Cristo per la cappella Strozzi in Santa Trinita a Firenze, scorrono in rassegna oltre alle già citate Pala di Annalena, dipinta verosimilmente per la cappella Medici nella chiesa di San Lorenzo a Firenze intorno al 1435, e alla grandiosa Pala di San Marco, il Tabernacolo dei Linaioli, o i dipinti di dimensioni minori, come le tavole dell’Armadio degli Argenti, le raffinatissime predelle e i reliquari. Assenti solo temporaneamente perché sottoposte ad intervento di restauro sono la Pala di Bosco ai Frati ed il Polittico francescano. Commovente il Compianto sul Cristo morto eseguito tra il 1436 ed il 1441 per Santa Maria della Croce al Tempio a Firenze, tavola pagata all’artista, e ai suoi confratelli a San Marco, almeno parzialmente in natura, con sessanta staia di grano.
Tesoro di arte e spiritualità
La Sala di Beato Angelico va dunque ad arricchire non solo un Museo, ma l’intero Complesso di San Marco che offre al visitatore, come nessun altro luogo al mondo, la possibilità di comprendere l’intima essenza e la complessità storica, artistica e spirituale di un gigante dell’arte. “Il Museo di San Marco – conclude Tartuferi - è parte integrante della chiesa e del convento dove i frati domenicani ancora abitano: è un tutt’uno che va letto, conservato e valorizzato”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui