Spettacolo dal vivo e pandemia: la proposta di una piattaforma culturale
Antonella Palermo – Città del Vaticano
La chiusura forzata di sale cinematografiche e di teatro, nel rispetto delle norme anticontagio, ha costretto molti a serrare l'attività definitivamente. Diversi parlano di ulteriore mortificazione della valorizzazione artistica, altri riescono a cogliere nell'opportunità del digitale, in una condizione di obiettiva difficoltà, un motivo di sopravvivenza e forse anche di slancio rinnovato. La firma, prevista per il 17 dicembre, che sancisce la nascita della piattaforma dedicata alla cultura italiana che ha trovato posto nel decreto rilancio, sarà una svolta ossigenante?
Tra dubbi e incertezze nasce la piattaforma della cultura italiana
Partirà con un investimento iniziale per oltre due terzi pubblico, il resto affidato ai capitali dell'azienda Chili tv. Si propone di sostenere opera, teatro, musica pop, arte museale, ma anche produzioni audiovisive e podcast. "E' un'idea sicuramente interessante per promuovere e documentare lo spettacolo dal vivo ma non certo per sostituirlo – afferma Claudia Cannella, direttrice della rivista Hystrio, trimestrale di teatro e spettacolo - anche perché una volta che riapriranno le sale teatrali io non credo che verrà seguita da orde di spettatori desiderosi di vedere il teatro in streaming".
Le perplessità sulla esordiente piattaforma, che entro febbraio promette a tutto il mondo di usufruire a pagamento della cultura italiana, riguardano vari aspetti: c'è innanzitutto la questione, di tipo tecnico-economico: "Ci si chiede perché uno strumento di Stato si sia deciso di appoggiarlo su una piattaforma privata, pur avendo già a disposizione strumenti come Rai Play, con relativo knowhow accumulato in anni di egregio lavoro". Altra questione ancora: come mai ai tempi non si accettò di entrare in Artè, un canale europeo che già queste cose le fa da molto tempo? "C'è una miopia che purtroppo attraversa tutta la valutazione dell'importanza della cultura in Italia – lamenta Cannella - noi abbiamo un patrimonio artistico per cui potremmo vivere di rendita, ma forse siamo troppo abituati alla bellezza e lo diamo per scontato e non ce ne interessiamo. Continuiamo a considerarlo secondario e pensiamo che con la cultura non si mangia. Invece si mangia, eccome, a usarla bene". Del resto, l'anomalia italiana è rappresentata dal fatto che il Belpaese si colloca ancora al 17° posto nella classifica europea che considera la percentuale di persone che lavorano nel settore culturale rispetto al totale della popolazione. E' al di sotto della media Ue che vede, in prima linea, affermarsi i Paesi nordici.
Pandemia e spettacolo dal vivo in Europa
In Francia gli artisti indipendenti sono i più colpiti dalla crisi e temono che il governo ne approfitti per mettere il settore sotto controllo. In Polonia molti artisti cambiano mestiere: registi che si improvvisano fattorini e cantanti che fanno i barbieri. In Spagna è crollato l'introito derivante dagli spettacoli di flamenco, fiore all'occhiello della cultura andalusa. In molte zone di provincia della Svezia, solo le cosiddette case del popolo - nate 130 anni fa, oggi se ne contano 500 in tutto il Paese - sembrano resistere, non senza affanno: sono gli ultimi presidì culturali dove si può assistere a uno spettacolo teatrale per bambini o guardare sullo schermo una rappresentazione del Metropolitan Opera. Per la prima volta in assoluto, durante l'estate, hanno dovuto però cancellare la programmazione estiva mettendo in cassintegrazione i lavoratori. In Grecia la crisi pandemica si è sommata a quella già drammatica degli anni scorsi, colpendo duramente il turismo e gli impiegati nella cultura, circa centomila persone: soprattutto giovani ed emergenti sono in sofferenza.
Digitale e spettacolo dal vivo: quale sinergia possibile?
Claudia Cannella è convinta che bisognerà dotarsi, alla luce di questo periodo di blocco a causa della pandemia, di prodotti un po' meno artigianali rispetto a quelli usati fino ad ora, perché l'online è diventato ormai parte della nostra vita e continuerà ad esserlo. "E' una sinergia imprescindibile quella tra spettacolo dal vivo e digitale". Meno ottimista è Alessandro Quarta, violinista salentino, che all'epoca del lockdown della prima ondata lanciò una petizione per salvare lo spettacolo dal vivo, sottoscritta da 30mila artisti:
Quarta racconta di un anno immobile: "Con un violino del '700 in un teatro vuoto faccio la stessa esperienza di chi registra un disco. Con la differenza che chi mi segue in streaming è preso contemporaneamente da altre faccende. Non c'è la vibrazione del cuore del pubblico, che arriva all'esecutore e che l'artista restituisce". Esprime la preoccupazione di chi già fatica a portare i giovani a teatro, "poi sarà peggio. Doveva essere un palliativo, il digitale, non un progetto per il futuro", dice. "Abbiamo i teatri unici al mondo, all'estero ci copiano il modello dell'acustica, e noi chiudiamo i teatri? E' paradossale. In teatro si vive il silenzio, il respiro dell'artista. La difficoltà di un concerto non sta nelle note ma nell'interpretazione. L'arte va vissuta. Fa bene al pubblico, ma anche all'artista". Il Teatro San Carlo di Napoli ha venduto 30mila biglietti per la prima in streaming de La Cavalleria rusticana, un successo. Ma, sarà capace di mantenere questi standard in futuro? Lo streaming serve per far conoscere ciò che si fa o per farlo conoscere nel modo migliore? Il musicista Quarta è scettico e lamenta poca vivacità e intraprendenza nel periodo estivo, e poco ascolto degli addetti ai lavori da parte delle istituzioni politiche: "Noi artisti eravamo solidali nel far abbassare i nostri cachet, anche di molto. Non ci è stata data questa possibilità. E' una situazione incresciosa".
Esperienze 'virtuose' nate nella pandemia
Quali esperienze teatrali hanno finora saputo approfittare della chiusura? "Hanno per primi saputo farlo i piccoli e poveri, solitamente abituati ad arrangiarsi", così ancora spiega Cannella, che giudica 'i grandi', "anche i blasonati teatri nazionali", più lenti: "ci hanno messo più tempo e sono rimasti abbastanza inerti a lungo, anche se sono tutelati dal FUS che ha mantenuto i suoi versamenti anche per le stagioni in cui non ci sono stati spettacoli". Ha stupito il concerto in diretta trasmesso il 7 dicembre da La Scala di Milano grazie all'orchestra in platea e il coro (per metà ammalato per Covid-19) sui palchi. La Bottega degli Apocrifi, a Manfredonia propone alla fine dello spettacolo l'incontro con il pubblico che interagisce; dal punto di vista documentaristico Una terrible repetición, sulla casa di Bernarda Alba (per il Teatro Stabile di Torino), mescola backstage, spezzoni di spettacolo, interviste agli artisti. Una esperienza virtuosa, tra le varie, è quella del Teatro Metastasio di Prato dove il Gruppo di Lavoro Artistico propone spettacolo di prosa, pillole video, sceneggiato.
Il concerto di capodanno a Vienna in versione inedita
L'alta stagione per la musica classica è quella invernale. Quest'anno l'inverno porta però un ridimensionamento drastico. L’Orchestra Filarmonica di Vienna darà il suo concerto di Capodanno nella Sala d’Oro del Musikverein. L'esibizione musicale – tradizionalmente trasmessa in mondovisione in più di 90 Paesi – quest’anno non avrà il pubblico in sala ma, previa registrazione online, il 1° gennaio 2021 le persone potranno collegarsi e applaudire. Alla fine delle due parti del concerto il tributo del pubblico risuonerà in diretta nel Musikverein tramite il sistema di amplificazione audio e potrà essere udito anche dagli spettatori da casa. Si potrà anche caricare una foto creativa: immagini selezionate saranno visualizzate durante l’applauso dal vivo. Ci piacerà?
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