Anche a Natale la "stanza degli abbracci" dà sollievo a chi è solo
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Un abbraccio significa vicinanza, accudimento, porta gioia e consolazione. Lo sa bene chi vive quotidianamente a contatto con le persone anziane o ammalate. Non sono solo le malattie fisiche o gli acciacchi dell’età ad aver bisogno di essere curati, ma anche la parte emotiva e spirituale di ciascuno di noi. E soprattutto non bastano le medicine per dare benessere alle persone. E' stata questa convinzione la molla che ha spinto Elisabetta Barbato, la direttrice del Centro residenziale “Domenico Sartor” di Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, insieme agli operatori della struttura, ad interrogarsi e a lanciare per primi un’iniziativa che si sta moltiplicando nelle strutture assistenziali e di riposo in tutta Italia. Stiamo parlando della cosiddetta “stanza degli abbracci”.
Un'idea che sta suscitando grande consenso
A Castelfranco Veneto ci si è tornati ad incontrare attraverso un divisorio di plastica trasparente, dotato di specifici manicotti fissi in cui infilare le braccia, per stringersi o per scambiarsi carezze. Le dodici postazioni allestite in una grande sala sono divise da barriere in vetro per garantire privacy e sicurezza, con continuo ricambio d’aria e igienizzazione degli ambienti. Ma stanze degli abbracci, anche con soluzioni tecniche e materiali diversi, sono state realizzate in Lombardia e, dopo quella di Seniga, in provincia di Brescia, sono state inaugurate nei giorni scorsi quelle nella Rsa "Gallazzi-Vismara" ad Arese (Milano), e nella Rsa "Fondazione Mazzali" di Mantova. Ad Ivrea, i pazienti che vivono nella residenza Anna Maria, possono riabbracciare i propri cari grazie a una struttura gonfiabile, come anche gli ospiti della Rsa Sacro Cuore di Brugnato, in provincia di La Spezia.
L'importanza delle relazioni affettive
Stanze degli abbracci sono sorte in Toscana, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, solo per citarne alcune, ma anche al Sud ne stanno nascendo, in Campania ad esempio in quattro Rsa dell'Avellinese e a Laurignano nel Cosentino. Ed è lo stesso ministero della Salute a riconoscere l’importanza delle relazioni socio affettive e a sollecitare soluzioni sul genere della stanza degli abbracci: “L’isolamento sociale e la solitudine rappresentano motivo di sofferenza e importanti fattori di rischio nella popolazione anziana”, si legge in una recente circolare, vanno assicurate dunque le visite dei parenti e di eventuali volontari.
Un abbraccio fa stare subito meglio
La stanza degli abbracci permette agli ospiti di poter finalmente non solo vedere i propri famigliari, ma di avere con loro un contatto fisico, un abbraccio, una carezza. Per alcune persone che risiedono in queste strutture è la prima possibilità dall’inizio della pandemia. Tanti mesi in cui non è stato possibile incontrare nessuno dei propri cari, ha inciso negativamente sulla salute di molti di loro. Lo conferma nella nostra intervista Elisabetta Barbato osservando che, al contrario, ricevere e dare un abbraccio ha portato agli anziani un beneficio immediato. Ai nostri microfoni la direttrice del Centro residenziale “Domenico Sartor” di Castelfranco Veneto racconta come è nata l’idea di dar vita a questa iniziativa:
R. - Noi non volevamo che i nostri ospiti rinunciassero agli affetti e quindi abbiamo pensato a questo progetto, in questo periodo di emergenza, perché ci fosse una situazione di protezione e di accudimento da parte dei familiari nei confronti dei nostri ospiti, perché la solitudine in questo periodo ha rischiato di compromettere un po' lo stato di salute generale delle persone anziane e anche la percezione che gli ospiti hanno della solitudine, della paura, e questo è un vero fattore di rischio. Volevamo quindi creare un ambiente dove potessero stare bene e ritrovare la serenità, un luogo di incontro in tutta sicurezza in quel delicato, ma necessario bilanciamento, tra le esigenze di tutela contro il virus e l'attenzione alla qualità della vita e alla dignità della persona. Abbiamo voluto mettere quindi al centro dei nostri pensieri il disagio e la sofferenza dei nostri ospiti che devono essere visti non solo nella dimensione fisica, ma anche negli aspetti emotivi e psicologici. I nostri operatori sono loro vicini, sono amorevoli nella loro assistenza e cura, però non possono sostituire la presenza dei famigliari.
Ci descrive un po' quello che è stato fatto nel suo Centro residenziale, in che modo, appunto, può avvenire questo incontro ravvicinato tra ospiti e parenti?
R. - Noi abbiamo creato un apparato quindi dei dispositivi, delle vetrate con della tecnologia perché ospiti e famigliari possano sentirsi in maniera molto chiara e semplice, vetrate che possano proteggere i nostri ospiti dal passaggio del droplet, la gocciolina respiratoria, che può contenere dei microrganismi patogeni come il Sars-Cov-2, ma allo stesso tempo attraverso dei guanti, consentire il contatto, le carezze, la tenerezza che ha dei veri e propri poteri curativi su di loro. Il contatto è una buona medicina contro molte patologie legate all'età e per loro è vicinanza, è calore, sentono protezione e accudimento. Abbiamo visto che i nostri ospiti hanno sviluppato di nuovo un pensiero positivo e stimolata la loro sfera emozionale, migliorato il tono dell'umore non appena hanno ricevuto le carezze che da marzo erano state loro negate. Una vera e propria manifestazione d'amore, di affetto e di supporto anche per gli ospiti che hanno problemi di comunicazione perché l'abbraccio è comunicazione non verbale, parla da solo, è quella luce che ha allontanato il buio portato dall'isolamento.
Ricorda un episodio, qualcosa che nella stanza degli abbracci l'ha commossa in particolare?
R. - Ce ne sono tanti, la commozione è quotidiana ed è stata tanta soprattutto all'inizio. Io ricordo un marito che ha potuto stringere di nuovo le mani della moglie dopo tanti mesi e si sono commossi entrambi. Lui addirittura si è messo a piangere e non riusciva più a calmarsi, ma per la gioia, e mi sono commossa anch'io.
Adesso l'iniziativa va avanti, secondo lei si può realizzare dovunque o ha dei costi e delle esigenze particolari per poter funzionare ?
R. - Ci vuole prima di tutto una progettazione e poi è necessario avere tutti quei dispositivi come le dicevo, ma anche una procedura dettagliata e puntuale per evitare naturalmente i rischi di contagio e quindi una procedura che interessa sia l'accesso dei visitatori all'interno dell'area dei familiari, sia anche l'accompagnamento degli ospiti all'interno di questa stanza degli abbracci perché bisogna tener conto di tutte le disposizioni nazionali, regionali e locali di protezione contro il virus, e soprattutto una buona procedura di sanificazione, puntuale, certificata, quotidiana.
Oltre al Centro residenziale, voi gestite anche un centro diurno sempre per gli anziani. Con che spirito i vostri ospiti si stanno avvicinando a questo Natale? Da parte vostra avete organizzato qualcosa?
R. - In occasione del Natale, per i nostri ospiti residenziali abbiamo organizzato, ad esempio, lo scambio dei regali. I famigliari ci hanno portato i regali per tempo e noi li abbiamo messi, aperti, in una stanza per la sanificazione. Quindi abbiamo incartato noi tutti questi pacchetti, in modo tale da evitare qualsiasi rischio e li abbiamo preparati per gli ospiti nella stanza degli abbracci. Ma anche gli ospiti hanno preparato un pensiero per i familiari, che quest'anno è stato un angioletto, per regalarlo ai figli o ai nipoti e quindi c'è stato questo bel momento di scambio, con la possibilità per gli ospiti di mangiare anche un dolce assieme ai familiari. E poi in collaborazione con don Dionisio, che il parroco della città, stiamo organizzando una celebrazione eucaristica all'interno del Centro per il 26 dicembre e, con buona probabilità, ci sarà anche il vescovo. Cercheremo di consentire agli ospiti di poter ricevere in sicurezza anche l'Eucaristia come fonte di pace, di gioia e di spiritualità. La Messa per loro è un evento importante, infatti ci chiedono quando si riuscirà ad organizzare il tutto proprio perché lo sentono come un elemento di serenità, di fede e anche di protezione.
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