La visione europeista di Valery Giscard d’Estaing
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
La Francia ricorda in questi giorni Valery Giscard d’Estaing, terzo presidente della Quinta Repubblica, dopo Charles de Gaulle e Georges Pompidou, morto giovedì 3 dicembre. Il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, ieri ha reso omaggio alla salma e ha annunciato che il 9 dicembre in Francia sarà lutto nazionale. Il 2 febbraio, ha detto ancora Macron, sarà invece il Parlamento Europeo a dedicare una giornata al presidente scomparso. A tal proposito Macron ha evidenziato il grande impegno europeista che ha segnato la carriera politica di Giscard d’Estaing. Su questo ed altri aspetti si sofferma, nell’intervista a Vatican News, il sociologo e storico francese, Marc Lazar.
R.- Forse la sua azione come presidente della Repubblica francese non dice molto ai giovani, ma chi è più anziano sa che Giscard d’Estaing è stato un grande presidente. Da una parte ha rappresentato una situazione di continuità con de Gaulle e Pompidou, da un’altra parte ha rappresentato una rottura. Il primo aspetto si vede nell’impegno alla modernizzazione della Francia iniziata col generale de Gaulle, a partire dalla fondazione della V Repubblica nel 1958, e con la politica di Pompidou, che era tesa all’innovazione industriale del Paese. La frattura si nota innanzi tuttto nel fatto che Giscard d’Estaing non era gollista, faceva parte del centrodestra e quindi non aveva quella stessa concezione per esempio del ruolo dello Stato, ovviamente, pensava, come spesso in Francia, che lo Stato ha un ruolo animatore, ma non dirigista. Soprattutto ha capito che tante cose erano cambiate in Francia a partire dagli anni ‘60 e soprattutto dopo il ‘68 e quindi tutto questo spiega la sua prima azione come presidente molto riformatore. Per esempio, ha dato la possibilità anche alle donne di avere un conto bancario senza più chiedere l'autorizzazione al proprio marito, ha abbassato l’età della cittadinanza a 18 anni, che fino al 1974 era fissata a 21 anni. Questi sono alcuni dei cambiamenti importanti realizzati. Ha anche rivoluzionato la comunicazione politica, il suo modello era John Fitzgerald Kennedy.
E per l'Europa, che cosa ha significato una figura come Giscard D’Estaing? Lui è stato uno dei fautori dell'avvio del progetto di Europa unita…
R.- Anche in questo c’era una rottura con la tradizione gollista. Per i gollisti l’Europa era accettata a condizione che fosse un’Europa delle Nazioni, invece Giscard d’Estaing era molto vicino al progetto di Jean Monnet, quindi a un’Europa più federalista. Quasi alla fine della sua vita, quindi dopo essere stato presidente, ha avuto poi una concezione quasi confederale dell’Unione Europea; anche da giovane politico lui è stato totalmente favorevole all’Europa e questo rappresentava una rottura, non solo con gollisti, ma anche con una parte della sinistra francese, soprattutto col Partito Comunista. Inoltre, ha agito molto anche con un rapporto privilegiato con la Germania, dove l’allora cancelliere era il socialdemocratico Helmut Schmidt: quest’uomo di centro-destra, Giscard d’Estaing, e questo uomo tedesco venuto della socialdemocrazia hanno avuto un ottimo rapporto e sicuramente è stato un momento importante per la costruzione del progetto Europa, sia per i francesi, che per i tedeschi.
Che cosa rimane oggi di Giscard D’Estaing in Francia?
R. – Si ritiene che Macron venga dalla sinistra, da giovane era vicino al Partito Socialista, però ha lo stesso progetto di Giscard d’Estaing, che è un progetto europeista da una parte e un progetto che guarda alla politica interna dall'altra parte. Il progetto interno è quello di cercare di fare crescere una formazione centrista, non di sinistra o di destra, e questo era il progetto di Giscard, che è fallito perché è stato battuto nel 1981 dal socialista Mitterand. E questo rimane il progetto di Macron oggi, quello di occupare il centro, avere un partito al centro e di avere un consenso elettorale centrista in Francia.
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