Venezuela, al voto per le elezioni parlamentari
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Resta l’incertezza in Venezuela alla vigilia del voto del 6 dicembre. Circa 20 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per eleggere i nuovi componenti dell’Assemblea nazionale, il Parlamento unicamerale, i cui componenti dopo una recente riforma costituzionale sono stati aumentati da 167 a 277. Dalle scorse legislative del 2015 il Parlamento è controllato per i due terzi dall’opposizione che però esercita al momento un potere puramente simbolico.
Il boicottaggio di parte dell’opposizione
Se per un mese i candidati dei partiti filo-governativi, riuniti nel “Gran polo patriottico” hanno portato avanti la campagna elettorale in tutto il Paese, l’opposizione che fa riferimento a Juan Guaido ha deciso di boicottare il voto di domenica, parlando di elezioni farsa. "Si consumerà una frode annunciata – ha detto recentemente Guaidò in un’intervista - non ci sono le condizioni per elezioni libere, giuste, verificabili". C’è però un’altra porzione dell’opposizione al presidente Maduro che parteciperà invece alla consultazione elettorale. “C'è da aspettarsi poco da queste elezioni nel senso che il risultato è già scritto” dice a Vatican news Alfredo Somoza, presidente dell’Icei, Istituto cooperazione economica internazionale- . Doveva essere un appuntamento molto importante perché era il primo test elettorale per Nicolas Maduro dopo la sua elezione a presidente”. Tra i motivi che denaturano l’importanza dell’appuntamento, per Somoza, ci sono alcune sentenze, ad esempio una del Tribunale supremo che ha commissariato i principali partiti dell'opposizione nominando dei commissari, nonché la nomina del Consiglio nazionale elettorale, cioè l'organismo che deve controllare il voto e che è stato considerato illegittimo, nel senso che è stato fatto al di fuori dal Parlamento e questo ha portato al boicottaggio da parte di un nucleo dell’opposizione venezuelana, oggi molto frammentata, formata da decine di partiti. “Tra l'altro – aggiunge Somoza - per la prima volta nella storia del Venezuela è stato vietato l'ingresso di osservatori internazionali, cosa che invece Chavez aveva sempre permesso. Quindi si tratta di un processo elettorale fortemente viziato, con vizi di forma e di sostanza che in qualche modo lo hanno già invalidato, prima ancora che si svolga, tanto che buona parte della comunità internazionale ha preventivamente detto che non riconoscerà i risultati.”
L’alternativa proposta da Guaido
Il blocco che fa riferimento a Juan Guaido punta invece su una consultazione popolare, proposta dall’attuale Assemblea nazionale, da svolgersi tra il 7 e il 12 dicembre, subito dopo le elezioni di domenica. “La gente potrà votare in Venezuela e all'estero – spiega il presidente dell’Icei - attraverso un'app scaricabile da internet e le opposizioni hanno garantito che ci saranno postazioni fisiche per votare in presenza in 78 Paesi e nei 325 comuni venezuelani. Ai venezuelani con questa consultazione viene sostanzialmente chiesto di rifiutare i risultati del processo elettorale del governo Maduro, chiedere libere elezioni e dare un mandato al tavolo che raccoglie 27 forze politiche dell’opposizione”.
La posizione dei vescovi venezuelani
Intanto, i vescovi del Venezuela rifiutano le elezioni e sostengono la Consultazione popolare. In un forte pronunciamento, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale ribadisce che le elezioni “lungi dal contribuire alla soluzione democratica della situazione politica che stiamo vivendo oggi, tenderanno ad aggravarla”. I presuli invitano inoltre i cittadini a partecipare alla consultazione popolare proposta dall’attuale Assemblea nazionale: “Il popolo ha pieno diritto di esprimersi attraverso i canali legittimi garantiti dalla Costituzione, esprimendo la propria opinione come autentici soggetti sociali”. Ai leader politici e alle varie organizzazioni della società civile l’appello dei vescovi a continuare "a compiere sforzi congiunti per ripristinare i diritti democratici della nazione".
Il clima politico e sociale della campagna elettorale
Calato nella peggiore crisi della sua storia recente, il Venezuela vive da tempo una difficile situazione sociale ed economica, oltre che politica. Per Somoza, la campagna elettorale si è svolta nel peggiore dei climi: “Il bolivar, la moneta venezuelana, si è svalutata del 60% solo nell'ultimo mese e le previsioni del Fondo monetario internazionale per la fine del 2020 parlano di una inflazione del 1800 per cento; la povertà continua a colpire più di metà della popolazione e oltre 4 milioni e mezzo di venezuelani sono andati via dal Paese negli ultimi 5 anni e – conclude - la sanità, collassata, non ha potuto farsi carico anche della pandemia”.
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