Con il Centro Astalli il servizio civile affiancherà i rifugiati
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Lavorare al fianco degli operatori e dei volontari alla mensa, in uno dei centri di accoglienza, oppure nella scuola di italiano, nell'ambulatorio o ancora nelle attività di sensibilizzazione nelle scuole per favorire insieme l’integrazione sociale dei migranti forzati. È questo che faranno i ragazzi che svolgeranno il servizio civile attraverso il Centro Astalli di Roma,sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS.
Incontrare e conoscere l’altro
“Si tratta di coinvolgere dei giovani a fare un pezzo di strada con i rifugiati - spiega Donatella Parisi portavoce del Centro Astalli - che sono più o meno loro coetanei alla fine, dato che l’età media va dai 18 ai 35 anni. È un'esperienza umana decisamente significativa, perché l'incontro con l'altro, con le proprie diversità, con una storia spesso anche di grande sofferenza alle spalle, ma piena di grande coraggio e dignità, non lascia indifferenti e poi questo anno dà anche la possibilità di acquisire esperienze professionali importanti. Molti che lo hanno fatto negli anni precedenti, hanno poi deciso di continuare a lavorare nell’ambito della cooperazione allo sviluppo”.
Un’esperienza che cambia la vita
I dieci ragazzi che aderiranno al servizio civile svolgeranno diverse mansioni. Alcuni saranno impiegati nelle due casa famiglia che sono nella capitale, altri potranno insegnare l'italiano ai rifugiati, aiutarli nel dopo scuola o nella preparazione degli esami di terza media, oppure nell'iscrizione alle scuole superiori o ai corsi di alfabetizzazione per chi è arrivato da poco in Italia. “Quello che noi auspichiamo - continua la portavoce del Centro Astalli - è che si possa creare una cultura dell'accoglienza e della solidarietà attraverso l'incontro quotidiano con i rifugiati. Ed è questa, forse, la cosa più arricchente, al di là delle mansioni che svolgeranno i ragazzi. Infatti questo anno deve essere vissuto proprio come una finestra che si apre sul mondo, perché hanno la possibilità di conoscere e di stabilire relazioni con persone che vengono da Paesi in guerra, o da crisi umanitarie, pensiamo alla Siria, al Sud Sudan, all'Etiopia, e condividere con loro una quotidianità fatta anche di cose molto semplici, come giocare una partita a calcio, mangiare una pizza insieme e costruire così un’amicizia”.
Tra le domande anche quelle dei rifugiati
A fare la domanda per il servizio civile ci sono anche alcuni giovani rifugiati e migranti in attesa della cittadinanza italiana. “Questo è un grande valore aggiunto – sottolinea Donatella Parisi – perché questi ragazzi possono condividere con gli ospiti dei nostri centri, degli importanti elementi in comune della propria storia personale, che facilitano il processo di conoscenza e fiducia reciproca, e vedono nascere amicizie bellissime”. La domanda deve essere redatta secondo le indicazioni contenute nel bando di Servizio Civile Universale e presentata esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on Line.
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