Le incognite del Centrafrica dopo le elezioni
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Il presidente della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touadera ha vinto le elezioni presidenziali dello scorso 27 dicembre, conquistando così un secondo mandato, stando ai risultati provvisori annunciati ad inizio settimana dalla commissione elettorale. Touadera sarebbe stato, dunque, rieletto al primo turno del voto presidenziale con il 53,9% dei voti, come riferito dalla commissione. Oltre trenta i punti percentuali di vantaggio su Anicet-Georges Dologuele, fermo al 21,1%; terzo Martin Ziguele con il 7,4% dei consensi. Si attende ora la conferma della Corte costituzionale.
La violenza dei ribelli
Il voto è stato segnato dalla violenza di un sodalizio di gruppi armati, la Coalizione dei patrioti per il cambiamento (Cpc), che ha intensificato gli attacchi dopo la decisione della Corte costituzionale di escludere dai candidati l’ex presidente François Bozizé, principale avversario dell’attuale presidente. Una settimana prima del voto, il Cpc ha preso il controllo di Bambari, minacciando di conquistare anche la capitale Bangui. Il governo ha parlato di “tentato colpo di stato” e Russia, Francia e Rwanda sono intervenute in sostegno del presidente Touadera. Bambari è poi tornata sotto il controllo del governo, grazie all’intervento dell’esercito centrafricano e delle forze Onu. Dopo il voto, però, un’altra importante città è caduta nelle mani dei ribelli: Bangassou, nel Sud del Paese.
La richiesta dell’opposizione
L’opposizione ha chiesto l’annullamento delle elezioni, sostenendo che ci sono state gravi irregolarità nello svolgimento del processo elettorale. Alcuni report indicano che gli elettori non hanno potuto votare in almeno un terzo del Paese. Per le Nazioni Unite, l’Unione Europea e l’Unione Africana, occorre attendere la decisione della Corte costituzionale. Nonostante l’accordo di pace firmato a Bangui nel febbraio 2019 tra il governo nazionale ed i gruppi armati, in Centrafrica persistono tensioni e scontri violenti, tanto che permangono numerosi sfollati ed elevate esigenze umanitarie. Il clima di terrore è una sfida quotidiana per il Paese, come testimoniato dai Caschi blu dell’Onu dispiegati dinanzi ai seggi elettorali lo scorso 27 dicembre.
Il controllo del territorio
"La Repubblica Centrafricana è un Paese molto complesso. Il presidente ha vinto con il 53% dei voti, ma 10 avversari respingono l'esito delle elezioni e chiedono che siano annullate. Da un punto di vista istituzionale, dunque, ora tutto passa alla Corte costituzionale. Dovremo attendere la decisione". Lo afferma Enrico Casale, della rivista Africa nell'intervista a Vatican News.
"Il problema principale è il controllo del territorio. Il governo - spiega - non riesce a controllarne una buona parte, che è nella mani dei combattenti. Occorre lavorare su questo". Un Paese, questo, spesso dimenticato dalla comunità internazionale. "Sì, anch'io mi domando perché il Centrafrica finisca sempre fuori dai radar della comunità internazionale, anche se - conclude Casale - lo è solo ufficialmente. Sul campo, infatti, ci sono potenze straniere.".
L’appello del Papa
Nella Solennità dell' Epifania dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha lanciato un appello perché cessino le violenze nella Repubblica Centrafricana. Francesco, lo ricordiamo, poco più di cinque anni fa aprì proprio a Bangui la Porta Santa del Giubileo straordinario della Misericordia. Più volte il pensiero del Papa è andato alla popolazione centrafricana. Queste le parole di ieri:
Seguo con attenzione e preoccupazione gli eventi nella Repubblica Centrafricana, dove si sono recentemente svolte le elezioni, con le quali il popolo ha manifestato il desiderio di proseguire sulla via della pace. Invito perciò tutte le parti a un dialogo fraterno e rispettoso, a respingere l’odio ed evitare ogni forma di violenza.
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