Farmaci abortivi, gli Usa accolgono la richiesta dei requisiti di sicurezza
Isabella Piro - Città del Vaticano
La decisione dei giudici arriva dopo che, il 13 luglio 2020, un magistrato della Corte distrettuale federale del Maryland aveva emesso un’ingiunzione preliminare che impediva alla Fda di far rispettare gli elementi per un uso sicuro del medicinale, consentendone così di fatto l’erogazione, da parte di cliniche e ospedali, anche attraverso l’invio via posta o via corriere.
La reazione dei vescovi
Soddisfazione per il pronunciamento dei giudici è stata espressa dalla Conferenza episcopale statunitense che, in una nota a firma dell’arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente della Commissione per le attività pro-vita, sottolinea: “Accogliamo con favore il ripristino, da parte della Corte Suprema, del ruolo della Fda nel far rispettare gli importanti e duraturi requisiti di salute e sicurezza relativi ai farmaci abortivi chimici”.
La dignità delle donne e dei loro figli
“Il mifepristone per corrispondenza infatti - continua la nota - aggrava i rischi e i traumi dell'aborto, incoraggiando le donne a porre fine alla vita dei loro figli nel bagno di casa, spesso senza cure mediche o assistenza”. Ma “questo processo pericoloso, doloroso e emotivamente tetro – sottolinea ancora l’Usccb - porta alla morte di vite innocenti non ancora nate e spesso ha un impatto negativo duraturo sulle donne”. “L'inalienabile dignità delle donne e dei loro figli non nati merita molta più attenzione”, concludono i vescovi. Dopo la decisione della Corte Suprema, ora il dibattito sul tema passa dal livello federale a quello nazionale e si sposta presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti.
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