“Uniamo le nostre forze contro l'odio, le mafie e il terrorismo”
Alessandra Zaffiro - Palermo
“La verità è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni". Così l'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che citando l’enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, è intervenuto stamani alla conferenza in streaming “Le religioni e il loro impegno antimafia e antiviolenza: unità tra credenti e laici contro ogni forma di odio e di intolleranza”, promossa dal Centro Studi Pio La Torre e seguita da 650 istituti scolastici e da alcune case circondariali.
Lorefice: una consapevolezza cresciuta nel tempo
Secondo l'arcivescovo "è chiaro che la religiosità di un mafioso, la religiosità di un fondamentalismo o di un fondamentalista religioso non appartengono alla religione ma sono chiaramente delle deviazioni. Questo deve essere chiaro - ha proseguito Lorefice - anche per le organizzazioni mafiose che cercano di propiziarsi appunto la divinità, i santi, per propiziarsi la religione perché questo diventa anche una sorta di vestito, di paravento oltre che di giustificazione”. Il presule si è inoltre soffermato sulla ricerca del potere che accomuna la mafia e il fondamentalismo religioso e sui modi di ostentarlo, mescolandolo per esempio a manifestazioni di religiosità popolare, come processioni e feste che vengono in tal modo strumentalizzate. Quindi, nel tracciare il percorso storico del fenomeno mafioso, ha evidenziato come alcune consapevolezze siano maturate progressivamente. "Il problema della consapevolezza dell'organizzazione mafiosa e del potere che si esercitava tra la gente, nella politica e anche nella realtà ecclesiale, ha avuto bisogno di essere acquisita, conosciuta - ha dichiarato monsignor Lorefice - era quella la realtà, è chiaro che progressivamente abbiamo dovuto tutti prenderne coscienza”.
La mafia è anti evangelica
Arrivando ai nostri giorni, l’arcivescovo di Palermo ha poi ricordato le tante vittime cadute in nome della lotta alla mafia: “Pensiamo - ha detto - che cosa non è stata Palermo e la Sicilia da questo punto di vista, quanto sangue di martiri della giustizia e anche della fede, pensiamo a Piersanti Mattarella, Livatino, Falcone e Borsellino, Dalla Chiesa, Pio La Torre, Pino Puglisi". Dalle vittime, alle tante voci della Chiesa che hanno condannato la mafia, fino ad arrivare a Papa Francesco che, a Palermo il 15 settembre 2018, oltre a dire con chiarezza che è anti evangelico l'essere mafiosi, ha avuto anche il coraggio di chiamare, come aveva fatto già Giovanni Paolo II, a conversione gli uomini delle cosche. "E penso - ha spiegato l'arcivescovo di Palermo - che questo sia anche lo specifico del cristianesimo: la lucidità nel denunciare che la mafia è anti evangelica, ma poi la forza evangelica del cambiamento di vita. Ciò significa - ha spiegato il presule - che non ci saranno più poteri paralleli che limitano la dignità e la libertà della gente, che condizionano la vita politica, la vita sociale, che condizionano la felicità degli uomini e delle donne. Ecco perché, da questo punto di vista, le religioni devono ritornare all'essenziale della loro dimensione spirituale, per loro forza profetica, perché quando c'è una vera profezia, allora lì c'è anche una ricaduta sociale, c'è la possibilità di fare cammini di liberazione, cammini anche, dunque, di speranza”.
Unità tra credenti e non nella lotta alla mafia
All'incontro, cui hanno partecipato anche l’imam Ahmad Abd al Majid Macaluso, responsabile per la Sicilia della comunità religiosa islamica, e il pastore della Chiesa Valdese Peter Ciaccio, è emersa la grande unità tra credenti e non, laici e religiosi, nel ripudiare la mafia, vera minaccia alla nostra democrazia. La sottolineatura è venuta dal Centro studi Pio La Torre, osservatorio privilegiato al riguardo, con un'ampia visuale anche sull'impatto che ciò registra tra i giovani, la cui risposta contro la violenza delle mafie, infatti, ogni anno supera il 90%.
L'imam: l'Isis ha strumentalizzato la religione islamica
Un particolare riferimento al fondamentalismo islamico è giunto, nel suo intervento, dall'imam Ahmad Abd al Majid Macaluso. “L’Isis - ha voluto sottolineare - è un’associazione criminale che ha utilizzato dei principi riconosciuti da tutti per distorcerli e usarli a proprio uso e consumo, accanendosi, oltre che contro il popolo occidentale, contro gli stessi musulmani che ne subiscono le sue ripercussioni nefaste. Il messaggio dell'islam è un’altra cosa”.
Il pastore valdese: unire le nostre forze per un obiettivo comune di pace
Riferimento alle religioni anche da parte valdese. “Qui siamo un pastore valdese, un Imam e un arcivescovo. In passato ci siamo fatti la guerra, oggi sappiamo di dover unire le nostre forze per un obiettivo comune di pace”. Così il Pastore Valdese, Peter Ciaccio, che ha ricordato anche lo storico leader del Pci Emanuele Macaluso, recentemente scomparso. Per Ciaccio, le religioni “dovrebbero stare molto attente e non dovrebbero mai abbassare la guardia. In diverse civiltà la religione è stata una sorta di certificato di bontà delle azioni di un determinato popolo”.
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