Caschi blu dell'Onu in Repubblica Centrafricana Caschi blu dell'Onu in Repubblica Centrafricana 

Scontri in Repubblica Centrafricana: Bangui è isolata, le scorte stanno finendo

A lanciare l'allarme i medici del Cuamm, presenti nella capitale centrafricana con un ospedale pediatrico. Aumentano i prezzi dei generi alimentari e i bambini a rischio malnutrizione. Intanto le forze governative sferrano l'attacco contro i ribelli

Michele Raviart - Città del Vaticano

Le forze governative della Repubblica Centrafricana hanno lanciato una controffensiva contro i ribelli che da settimane stanno cercando di bloccare la capitale Bangui e rovesciare il presidente Faustin Archange Touadera, rieletto lo scorso 27 dicembre, in una consultazione nella quale ha votato un elettore su tre, per le precarie situazioni di sicurezza. Secondo fonti ufficiali, sarebbero 44 i miliziani uccisi durante l’ultimo attacco al villaggio di Boyali, a 90 chilometri dalla capitale, mentre l'esercito governativo ha riconquistato la città di Boda, a 124 chilometri da Bangui.

Una città isolata

I sei gruppi armati ribelli più importanti, riuniti nella “Coalizione dei patrioti per il cambiamento” controllano due terzi del Paese e hanno tagliato le tre vie d’accesso alla capitale, dove si trovano anche i Caschi blu dell’operazione delle Nazioni Unite MINUSC,  che la scorsa settimana  hanno respinto due attacchi dei ribelli alla periferia di Bangui. “Attualmente la situazione qui a Bangui è relativamente calma”, spiega a Vatican News il dottor Dario Mariani dei Medici con l'Africa Cuamm, presenti in Repubblica Centrafricana con l’unico ospedale pediatrico del Paese, “ma La situazione alimentare in città è piuttosto preoccupante, perché l’unica strada che rifornisce Bangui e la collega con il Camerun è bloccata dagli attacchi dei guerriglieri, quindi ci sono attualmente 1600 camion anche delle Nazioni Unite e del World Food Programme che sono in attesa di rientrare. Di conseguenza i prezzi sono aumentati del 50%”.

Ascolta l'intervista a Dario Mariani del Cuamm

Allarme malnutrizione

Questo, insieme allo stato d’emergenza, entrato in vigore dal 22 gennaio scorso per 15 giorni, che ha imposto il coprifuoco dalle 22 alle 5, sta mettendo a dura prova la popolazione. Un terzo degli abitanti del Paese, in particolare, soffre di malnutrizione. “È difficile quantificare - spiega ancora il dottor Mariani - ma si vede che all’ospedale pediatrico c’è un afflusso importante di bimbi malnutriti, o con malaria. Il problema è che durante la notte c’è il coprifuoco e non ci si muove e molti rimangono anche a casa per paura.”


Poche settimane di autonomia

“Dal punto di vista dei rifornimenti in questo momento il Paese è tagliato fuori, quindi i medicinali non arrivano nè via aerea né via terra - continua il medico del Cuamm - si stanno utilizzando le scorte che si avevano prima. Non si sa come si potrà far fronte se la situazione durerà altre settimane”, perché, “in questa situazione il problema sanitario è passato in secondo piano. Il coronavirus gira, però mancando il tracciamento e un sistema di test è difficile poterlo quantificare. Sicuramente non è ai livelli europei”.

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26 gennaio 2021, 13:40