Capolavori da custodire. Insieme per san Francesco
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Nonostante abbia trascorso 46 anni, dei suoi 69, a contatto con gli affreschi di Giotto ad Assisi, Sergio Fusetti, conservatore e capo restauratore della Basilica Papale di San Francesco, prova sempre una grande emozione quando avvicina la superficie pittorica dei diecimila metri quadri che decorano il luogo che conserva i resti mortali del Poverello. Conosce ogni centimetro di quelle pareti e ammette che la sfida più grande è stata dopo il terremoto del 1997, quando fu chiamato a recuperare oltre trecentomila frammenti di colore sbriciolati dalle scosse sismiche. “In quell’occasione – racconta a Vatican News - ci siamo concentrati sugli affreschi della Basilica Superiore, mentre nell’Inferiore, che rimase aperta al pubblico, realizzammo solo un monitoraggio”.
Il sisma del '97
L’ultimo restauro delle pitture della Basilica Inferiore risale al 1968, ma da alcuni anni è iniziato un check-up di tutti i cicli pittorici. "Questo comporta un certo impegno economico. In piccola parte - prosegue il capo restauratore - interviene lo Stato, ma per proseguire sono necessarie le campagne di raccolta fondi e la ricerca di donatori”. Proprio con l’obbiettivo di provvedere ad un intervento conservativo della vela ovest della volta giottesca sopra l'altare della chiesa inferiore, reso necessario dal degrado causato dagli eventi sismici e dall’azione dei fattori microclimatici, la Fondazione per la Basilica di San Francesco e l’organizzazione no-profit LoveItaly lanciano la campagna di crowdfunding “Insieme per San Francesco”.
6 milioni di turisti ogni anno
“In questi giorni – spiega Sergio Fusetti - stiamo ultimando i restauri nella Cappella della Maddalena di Giotto. Subito dopo vorremmo affrontare le quattro vele del presbiterio. Si tratta di un intervento di manutenzione straordinario: consiste nell’assicurare gli intonaci dipinti al supporto murario e nel controllare la pellicola pittorica. Dobbiamo eliminare le sedimentazioni di pulviscolo: stiamo parlando di una basilica dove, emergenza Covid a parte, affluiscono 5-6 milioni di turisti l’anno. Tra polvere, vapore acqueo e incenso sulla superficie si è depositato uno strato di grigio. Una volta montati i ponteggi lo elimineremo ed effettueremo una manutenzione che permetterà altri 50 anni di sicurezza”.
L'intonaco e la pellicola pittorica
In accordo con la Custodia Generale e la Soprintendenza si è pensato di sfruttare questo momento di emergenza nazionale, senza pubblico in Basilica, per montare il ponteggio . Allo stato attuale sono visibili anche ad occhio nudo i distacchi e i micro-sollevamenti della pellicola pittorica. Lesioni sono state riscontrate lungo tutta la superficie. La mano esperta di Fusetti e del suo team di collaboratori è una garanzia, ma è necessario un finanziamento. “Per il momento la raccolta fondi prevede una vela sola, quella del san Francesco in gloria: circa 60 metri quadri di superficie. Confidiamo però di poter mettere mano anche alle altre tre vele rappresentanti i voti dei frati, povertà, castità e obbedienza, completando così il transetto”.
Giotto e Assisi
Incommensurabile il valore artistico delle pitture. “Ci troviamo di fronte ad un’opera riconducibile a Giotto e ai giotteschi. Giotto si è formato nella Basilica di San Francesco. Qui ha ricevuto le prime commissioni e quello su cui ci apprestiamo a lavorare è uno degli ultimi lavori da lui svolti in Basilica tra il 1318 ed il 1320. Il Transetto infatti è stato sicuramente progettato dal Maestro toscano che insieme alla sua bottega lo realizzò per metà. La parte rimanente fu eseguita da Pietro Lorenzetti”.
Testimonianze di arte e fede
Anche i frati del Sacro Convento invitano a partecipare alla campagna di raccolta fondi. “Abbiamo un privilegio grandissimo”, è l’appello del Padre Custode Marco Moroni, “quello di custodire la Basilica dove riposano le spoglie mortali di San Francesco d’Assisi. Molti artisti vennero chiamati qui a onorarlo con la loro opera sapiente. Ora tocca a noi preservare queste opere d’arte. Le custodiamo perché le generazioni future possano ancora godere di tutta questa bellezza, testimonianza di arte e di fede”.
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