Italia: Draghi accetta con riserva il mandato per formare il governo
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Ha subito ringraziato il capo dello Stato per la fiducia accordatagli. Mario Draghi ha accettato con riserva e, in qualità di presidente del Consiglio incaricato, nelle sue prime parole pronunciate al Quirinale, ha subito riferito di aver condiviso la preoccupazione di Mattarella per la situazione attuale. La drammatica crisi sanitaria con i suoi gravi effetti sulla vita delle persone, sull'economia e sulla società. Questi gli aspetti di un'emergenza, ha detto Draghi, che richiede sforzi adeguati alla situazione. Insomma è un momento difficile per Mario Draghi quello che sta attraversando l'Italia. Parlerà pubblicamente di nuovo dopo il giro di consultazioni con i partiti che si presenta non facile. Sinora alla maggioranza mancano i voti del Movimento 5 Stelle e parte del centro-destra.
Un governo che guardi alla gente sofferente per il Covid
Draghi è l'uomo giusto in questo momento, afferma ai nostri microfoni il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, per dialogare con l'Europa, lui che è uomo europeo da ex presidente della Banca Centrale. E' importante, questa è l'opinione di Tarquinio, che il presidente del Consiglio incaricato guardi ai problemi del Paese, soprattutto a coloro che sono stati impoveriti dalla pandemia.
R. – Draghi possiede idee, capacità, prestigio e autorevolezza per fare il governo. Certo la situazione molto sfrangiata. Il volto preoccupato ieri del presidente Mattarella la dice lunga sul punto a cui è stata condotta la dialettica tra i partiti della maggioranza uscente e quelli di un'opposizione che non è stata in grado di giocare un ruolo in questa crisi politica inopinata che è diventata irreversibile. Quindi questo è un passaggio chiave e molto complesso e decisivo davvero.
Quali le sfide per Mario Draghi, a parte quella di trovare una maggioranza di spessore all'interno del parlamento, che dovrà affrontare?
R. – E’ chiaro che in parlamento ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità, ma guardando al Paese. Questo è stato detto con molta chiarezza dal capo dello Stato. La crisi è esplosa repentinamente. Abbiamo sottolineato le ferite aperte nel corpo vivo della nostra società, ferite che si vedono occhio nudo: una pandemia sociale che in corso accanto all’emergenza sanitaria. Sulle pagine di Avvenire siamo andati avanti per più di 20 puntate, raccontando dal nord al sud l'Italia ferita dal virus e dai problemi precedenti che si sono aggravati. Io spero che si sappia rispondere adeguatamente a ciò che Draghi ha detto anche in discorsi recenti, poi ascolteremo quello che dirà. C'è la grande questione ambientale, chiamiamola così, che è reimpostare il nostro sistema produttivo in una direzione sostenibile, che garantisca lavoro e un rapporto corretto con la nostra storia e con l'aria che respiriamo. C'è il grande problema della redistribuzione della ricchezza, perché ci sono disuguaglianze che continuano approfondirsi dentro la nostra stessa società, oltre che a livello globale. C’è un grande pressione che è legata ai giovani, che si formano e se ne vanno e non trovano sbocco alla loro aspirazione di futuro e non riescono neanche a formare una famiglia. Poi c’è la grande questione educativa. La scuola purtroppo è diventata l’ultimo dei problemi in questa pandemia. Quello a cui abbiamo assistito ci ha ferito tutti proprio perché sembrava che la politica vivesse su un altro pianeta rispetto a quello dei cittadini.
Un personaggio così di alto profilo come Draghi fa pensare anche ad un confronto importante con l'Europa…
R. – Certamente Draghi è uno degli uomini europei più importanti che l’Italia può mettere in campo, per quello che ha fatto per l'Europa, accompagnandola ad affrontare una delle crisi finanziarie più gravi che ci siano viste, precedente all’attuale crisi generata dalla pandemia da Covid-19. E’ un uomo che sa parlare agli altri personaggi chiavi dell'Europa, avendoci lavorato insieme e questo è molto importante. E’ un uomo che ha visione europea, che è capace di concepire i problemi in una maniera ‘comunitaria’ che è un aggettivo chiave quando parliamo dell’Europa. Io credo che questi siano buone carte di presentazione. Draghi non ha bisogno di essere ripresentato agli altri leader. Non dobbiamo tornare ad una situazione nella quale l’Italia manda personaggi sempre nuovi sulla scena internazionale e ogni volta c’è da chiedersi: ‘e adesso che cosa accadrà?’.
Ci sarà, se appunto Draghi avrà la maggioranza in Parlamento, un governo di tecnici. Questo non rischia di mettere troppo all'angolo le due Camere?
R. – Beh, certamente arriviamo a questa fase per un fallimento della politica. Bisognerà non umiliare troppo il Parlamento. Quindi sono in attesa fiduciosa delle mosse del presidente che dovrà tenere conto di tante sensibilità e di tante attese del Paese reale, per interpretare il meglio della classe politica parlamentare. Questo significa, come abbiamo visto in passato, probabilmente creare un giusto mix per tecnici di valore e politici di valore. Il presidente Mattarella ha fatto una mossa calcolata e utile in un momento che potrebbe essere disperato e disperante per tutti. Adesso bisogna cambiare passo e dimostrare che si mette il Paese al primo posto, la nostra gente, soprattutto gli impoveriti dalla crisi davanti a tutto.
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