In Centrafrica, l’ex presidente Bozizé prende la guida dei ribelli
Marina Tomarro - Città del Vaticano
L’aggregazione è iniziata a metà dicembre, quando sei dei più potenti gruppi armati che controllano i due terzi della Repubblica Centrafricana, da otto anni in preda alla guerra civile, si sono alleati dando vita alla Cpc, e lanciando un'offensiva successivamente fallita contro il regime del presidente Touadéra. Secondo Serge Bozanga portavoce della Coalizione, Bozizè, al quale era stato chiesto di guidare il nuovo schieramento, ha risposto favorevolmente alla chiamata. L'ex presidente centrafricano si era anche presentato alle elezioni del 27 dicembre, ma la Corte costituzionale aveva invalidato la sua candidatura per il suo presunto sostegno alle milizie che, secondo l'Onu, sono responsabili di crimini di guerra e crimini contro l'umanità avvenuti tra il 2013 e il 2014.
Una crisi umanitaria devastante
Ma il prezzo più alto di questa situazione politica così fragile ed instabile, viene pagato dalla popolazione, che sta affrontando una grave crisi umanitaria a causa della violenza diffusa. Infatti il Paese è in fondo alle classifiche di quelli meno sviluppati, quasi tre milioni di persone, che corrispondono a più di metà della popolazione nazionale, ha bisogno assistenza e di protezione. Il territorio ancora oggi è in parte in mano ai gruppi armati, è sempre stato teatro di colpi di Stato e di governi dittatoriali e incerti, non riuscendo così a svilupparsi nè dal punto di vista economico che da quello sociale. Attualmente in Centrafrica ci sono circa 12mila caschi blu Onu della forza di mantenimento della pace, presenti dal 2014, ma anche centinaia di soldati ruandesi e paramilitari russi inviati alla fine di dicembre a sostegno del presidente Touadéra.
Un Paese completamente allo sbando
“Le conseguenze di questo gesto dell’ex presidente Bozizè - padre Filippo Ivardi, direttore del periodico dei missionari comboniani Nigrizia - potrebbe portare ad un perpetuarsi di una situazione di instabilità e di caos all'interno del Paese. Nelle ultime settimane LE forze militari centrafricane, legate al governo, hanno recuperato diverse città che formano l'asse che collega la capitale Bangui al confine con il Camerun e quindi che permette a camion e a convogli di collegarsi con la capitale per rifornirla di beni alimentari. Quindi apparentemente c'è una nuova calma, però il fine ultimo di questi nuovi risvolti è quello di continuare a fare rimanere il Paese in un contesto di destabilizzazione. Del resto è l'obiettivo che si vuole, proprio per approfittare delle sue ricchezze, perché in una situazione così, in una terra di nessuno, ovviamente è sempre più possibile il saccheggio di tutti i beni della Repubblica Centrafricana”.
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