Vaccini e etica: l'appello dal mondo della ricerca
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Ad un anno dallo scoppio della pandemia, dopo la prima risposta emergenziale, all’inizio del 2021 si è aperta la fase delle vaccinazioni. Si sono dischiusi significativi orizzonti di mercato, per la produzione e la distribuzione di vaccini e si pone il problema di far rientrare gli impegni e gli accordi tra Stati e case farmaceutiche dentro i binari che il diritto alla salute – universalmente riconosciuto - impone. Di questo si è parlato al webinar organizzato il primo marzo dal gruppo InformaCovid del Centro Nazionale di Ricerche (Cnr) al quale hanno partecipato studiosi di politica e uomini di scienza. Tra questi Diego Breviario, ricercatore dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia del Cnr:
Breviario sottolinea che la ricerca è per definizione una attività internazionale, spiegando che “il bello è proprio nello scambio e nella collaborazione tra studiosi di diversi Paesi che è l’anima della ricerca”. Ribadisce che “la ricerca e il sovranismo sono due cose antitetiche”. In tema di vaccini ricorda che possono muovere interessi di mercato per sottolineare che non deve essere questo l’approccio e che le scelte della politica devono restare in linea con la scienza che pensa di assicurare vaccini per tutte le necessità e per tutte le persone al mondo. Ricorda il diritto universale alla salute e poi sottolinea che la politica deve tenere ben presente il valore della ricerca perché senza ricerca non c’è scienza che avanza. La pandemia invece – sottolinea - ci ha bruscamente ricordato che le sfide possono essere molte e difficili. L’appello dunque è a non trascurare gli investimenti nella ricerca che invece molti Paesi, tra cui – ricorda - l’Italia trascurano.
La ricerca, patrimonio da cui attingere
Breviario cita un esempio concreto: due dei vaccini che sono stati messi a punto e che hanno dimostrato particolare efficacia senza danni collaterali si servono del cosiddetto “messaggero” RNA, una molecola polimerica utile a trasportare le istruzioni per la produzione delle proteine da una parte all’altra della cellula. Nel caso del Covid-19, l’RNA trasporta le istruzioni per la produzione della proteina utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule, la proteina denominata Spike. L’organismo grazie alla vaccinazione produce anticorpi specifici prima di venire in contatto con il virus e si immunizza contro di esso. Il punto è – ribadisce Breviario – che precedenti studi avevano messo a punto questa “tecnica” prima che potesse risultare così urgentemente necessaria per via del Covid-19. E questo ci deve far riflettere – raccomanda – sul valore della ricerca, fatta di studio, impegno in laboratorio e di scambio di dati, in definitiva di ricerca.
Non solo leggi di mercato
Breviario aggiunge, tra l’altro, una precisazione: il pubblico, lo Stato non può domandare solo alle industrie farmaceutiche di fare ricerca perché poi al momento di situazioni come quella attuale dipende poi dalle leggi di mercato per i vaccini o per i brevetti che possono vincolare alcuni studi. E a questo proposito Breviario, dopo aver sottolineato che la salute deve restare bene pubblico, riconosce che la questione dei vaccini e anche quella dei brevetti richiedono un dibattito serio, rivendicano attenzione nell’ambito delle dinamiche politiche che devono seguire l’evolversi delle ricerche e lo sviluppo delle problematiche relative. E c’è anche una denuncia: Breviario riferisce del rischio concreto che prevalga in questioni come queste l’interesse del profitto. Significherebbe - chiarisce Breviario - che in una pandemia come questa, ad esempio, la logica del profitto porterebbe a preferire la diffusione del virus con le relative necessarie cure e uso delle medicine del virus piuttosto che la prevenzione o la risposta dei vaccini. Il primo caso sarebbe più “redditizio”. Breviario spiega tutto questo per mettere in luce l’importanza di riconoscere la necessità di lasciare che a governare questo tipo di scelte siano logiche pubbliche e priorità etiche.
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