Dantedì, Mattarella: una lezione per tutti. Le iniziative della Diocesi di Roma
Isabella Piro - Città del Vaticano
L’attualità e la forza del pensiero e della poetica di Dante Alighieri sono evidenti ancora oggi, a 700 anni dalla sua morte, avvenuta nel 1321 a Ravenna. Lo ripete, in una intervista di oggi al Corriere della Sera facendo riferimento al rigore morale del poeta, il capo dello Stato italiano, e lo rilancia anche l’Ufficio diocesano di Roma per la cultura e l’università che, insieme al suo omologo per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, ha realizzato un documentario sul Sommo Poeta. Intitolato “Dante è vivo…a 700 anni dalla morte”, il video dura 50 minuti ed è visibile sul canale YouTube. Numerosi gli interventi e le testimonianze che si alternano davanti alla telecamera, tra cui quelli del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; di Marta Cartabia, ministro della Giustizia; di Franco Nembrini, saggista e pedagogista, grande esperto di Dante; e ancora i contributi di Enrico Malato, vicepresidente della Casa di Dante a Roma e del giornalista e scrittore Aldo Cazzullo.
Essere discepoli di Dante lasciandosi provocare da lui
Il documentario vuole essere “per tutti”, sottolinea monsignor Andrea Lonardo, ideatore e regista del progetto. “È pensato sia per gli intellettuali – spiega – che possano capire che Dante va presentato come una delle figure più vive nella storia dell’uomo, ma anche per le persone semplici, che possano avere delle chiavi per accostarsi” alla sua opera. L’atteggiamento giusto da avere dinanzi al padre della lingua e della letteratura italiana, infatti, è quello di “esserne discepoli, capire cosa ci insegna”. Ma il documentario ha anche un altro obiettivo, ovvero “essere una provocazione per le scuole e per gli insegnanti”, afferma monsignor Lonardo. La poesia suprema di Dante, infatti, “ci apre a un nuovo sguardo, a un diverso punto di vista sul mondo”. Il filmato è stato realizzato in luoghi artistici di rara bellezza, come il Casino Massimo Lancellotti, che custodisce una stanza dedicata proprio all’Alighieri, ricoperta dagli affreschi realizzati dal gruppo di artisti tedeschi noti come “I Nazareni”.
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