Il rinnovamento dell'arte sacra nel solco della tradizione
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Commissionata nel 1919 dall’allora vescovo Guido Maria Conforti per rendere omaggio alla memoria dei 5700 parmensi deceduti durante la Grande Guerra, la Cappella Baiardi, intitolata ai Caduti, nel Duomo di Parma è espressione di una tappa significativa dell’evoluzione dell'arte sacra nel primo Novecento.
Protagonista dell'arte sacra
La decorazione ad affresco fu affidata al pittore Biagio Biagetti, particolarmente apprezzato all’epoca in Italia e protagonista della scena artistica in Vaticano a partire dagli anni Venti: fu infatti Direttore artistico delle pitture delle Gallerie Pontificie e dei Palazzi Apostolici, fondatore e guida del Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani e direttore dello Studio Vaticano del Mosaico. Attivo nei grandi cantieri delle basiliche di Padova, Loreto, Udine e Treviso, suo anche il disegno per il mosaico della facciata della basilica della visitazione ad Ain Karim in Terra Santa, è stato tra i più vivaci partecipanti al dibattito sull’identità e il ruolo dell’arte cristiana, promosso dal futuro cardinale Celso Costantini.
La materia e il colore
A confronto con capolavori di grandi maestri italiani come la cupola del Correggio o la Deposizione dell’Antelami, nel Duomo di Parma Biagetti lascia una delle testimonianze più significative dell’auspicato rinnovamento dell’arte sacra, sempre nel rispetto della tradizione: un obbiettivo da lui a lungo ricercato in anni di applicazione e studio. Qui infatti, alla scuola del divisionismo italiano, per rappresentare il mistero fonde e dissolve materia e pensiero attraverso il colore.
La novità e la lezione del passato
Il trionfo del Sacro Cuore di Gesù, l'allegoria della vittoria e della pace feconda, il sacrificio per l'altare e il focolare sono i temi affrontati nelle pareti della Cappella appartenuta ai conti Baiardi, famiglia colpita dalla perdita di un figlio durante la prima guerra mondiale. La tecnica è quella classica dell’affresco, ma Biagetti introduce un elemento innovativo: sulla superficie dell’intonaco stende pennellate di colore a secco, giustapposte secondo la tecnica divisionista, studiata da artisti come Segantini e Previati. Ne scaturiscono figure evanescenti, immateriali e una pittura profondamente moderna, di grande impatto visivo, ma alimentata dalla grande lezione del passato.
E’ il caso del Cristo con le braccia aperte all’umanità, vestito di bianco, circondato da un alone di chiarore come in una Trasfigurazione, o delle figure femminili velate che partecipano al solenne corteo funebre degli eroi o, ancora, del solare trionfo militare con l’inedita raffigurazione del primo tricolore sventolante all’interno di una chiesa.
Un restauro urgente
1921. Le quattro cifre dell’anno in cui il maestro pone mano ai pennelli sono ben visibili sul muro della Cappella. Ad un secolo di distanza le pitture versano in precarie condizioni conservative e da decenni si rendeva urgente un intervento di restauro. A raccogliere la richiesta di quanti da anni invocavano l’avvio dei lavori è stato l’attuale vescovo di Parma monsignor Enrico Solmi.
Occorre porre rimedio sulle pareti e sulla volta alle lesioni strutturali di antica formazione, a quelle stimolate da recenti fenomeni sismici. Proprio a causa della tecnica mista affresco - tempera con numerosi particolari decorati con oro in foglia, le pitture si presentano in uno stato critico: in prossimità delle crepe murarie si osserva anche ad occhio nudo una marcata perdita di adesione dell’intonaco dallo strato sottostante e più ruvido della parete, chiamato dagli addetti ai lavori “arriccio”. Il restauro intende arrestare i fenomeni di deterioramento provocati da fessure, umidità, polvere: fattori che insieme al particolato atmosferico hanno contribuito ad un progressivo imbrunimento tonale della tavolozza di Biagetti.
Un'opera da riscoprire e valorizzare
Iniezioni di malta idraulica sul supporto murario, opere di consolidamento strutturale, spolveratura e de-ragnatura, pulizia da muffe e microrganismi patogeni. Per queste delicate operazioni si prevedono sei mesi di lavori per un costo di 150mila euro che saranno finanziati da Bper Banca e tramite i fondi dell’Otto per Mille. L’obbiettivo è riconsegnare alla città e alla chiesa di Parma, così come a tutti gli amanti della storia dell’arte una testimonianza pittorica unica dell’epoca immediatamente successiva al liberty, troppo a lungo dimenticata.
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