Comunità Giovanni XXIII: gli iracheni aspettano il Papa e il suo sostegno morale
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
L’appello è alla solidarietà e alla fraternità, affinché il popolo iracheno, sostenuto anche dalla comunità internazionale, possa superare tutte le sfide che si trova di fronte. A lanciare questo importante richiamo sono state le organizzazioni religiose che lavorano in Iraq e che, in occasione della visita di Francesco, hanno sottoscritto una dichiarazione in cui ‘abbracciano’ pienamente il messaggio che il Papa sta per portare agli iracheni, convinti che si tratti del “modo necessario per guarire le ferite del passato e costruire un futuro per le diverse comunità del Paese”.
A Baghdad il lavoro accanto ai disabili
Tra i firmatari compare la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, presente a Baghdad dal 2015, dove accudisce ragazzi disabili, per lo più musulmani, che ogni giorno vivono emarginazione e difficoltà e che, per le loro disabilità, non sono ammessi nelle scuole. Attualmente la modalità di aiuto è in forma diurna, la speranza della Papa Giovanni XXIII è di poter presto accogliere questi ragazzi in modalità residenziale, obiettivo ancora difficile da raggiungere a causa delle difficoltà burocratiche e della grande instabilità politica del Paese.
L’affetto gratuito del Papa per l’Iraq
“Viviamo un rispetto reciproco tra le diverse religioni, tra musulmani e cristiani. Il tema della fratellanza qui è davvero molto valido e quindi da sviluppare, da incoraggiare, da portare avanti”. A parlare con Vatican News, direttamente da Baghdad, è Claudio Didero, missionario laico della Comunità che, per vivere l’amicizia, basta che esca di casa, come racconta lui stesso: “Nella nostra strada abbiamo le guardie musulmane, siamo molto amici, ci salutiamo, c'è un grande rispetto reciproco”. È anche attraverso la lettura dei giornali locali in lingua inglese che Claudio percepisce l’attesa che il Paese, a tutti i livelli, ha per l’arrivo di Francesco. “Gli iracheni sono molto contenti - racconta - soprattutto perché l’attenzione viene data loro dal Papa che, anche se non è un leader dei musulmani, è una grande personalità a livello mondiale. Sentono che, questa volta, vengono guardati gratuitamente, con affetto, da chi viene nel Paese per incoraggiare, per dare un sostegno morale, fraterno, da chi arriva per renderli visibili agli occhi del mondo. Qualcuno che non giunge qui soltanto per interesse, per il petrolio. Ecco perché la visita del Papa è vista bene anche dai musulmani”. Naturalmente, per capire le ripercussioni che il viaggio avrà, sarà necessario aspettare, ma “sicuramente saranno positive”, è la certezza di Claudio, “perché tutti sono in attesa, tutti sono contenti, a tutti i livelli, governativo e religioso e anche da parte musulmana”.
Col cuore agli incontri del Papa
A causa del Covid e delle stringenti misure di sicurezza, la piccola Comunità Papa Giovanni XXIII non prenderà parte agli incontri con Francesco, ma sarà presente “col cuore”, in attesa che, nell’animo di chi regge le sorti del Paese, la presenza del Papa e le sue parole possano generare davvero sentimenti di fraternità e giustizia e che le enormi diversità, da quelle etniche a quelle religiose, possano davvero divenire fonte di ricchezza e di unità.
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