Sanguinosa giornata in Myanmar, appello dell’Onu
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
E’ stata una domenica all’insegna della violenza in Myanmar. Secondo varie fonti, le vittime negli scontri tra gli agenti ed i manifestanti, che dall’inizio di febbraio scendono in strada contro il colpo di Stato da parte della Giunta militare, sono 59 nella sola Yangon con 126 feriti; un numero che fa salire a quasi 150 il numero dei morti dal primo febbraio.
L’Onu denuncia brutalità
La Giunta militare ha imposto la legge marziale in due zone di Yangon “per mantenere – dicono – la sicurezza e la tranquillità”. Intanto rimane interrotto l'accesso a internet dei cellulari per evitare lo scambio di informazioni tra manifestanti. Dall’Onu un nuovo appello per la fine delle violenze. "La brutalità in corso – spiegano - mina gravemente qualsiasi prospettiva di pace e stabilità”. L'emissario delle Nazioni Unite per il Myanmar, Christine Schraner Burgener, denuncia il "bagno di sangue" in corso nel paese e chiede alla "comunità internazionale, e soprattutto agli attori della regione, di unirsi in solidarietà della popolazione birmana e delle sue aspirazioni democratiche".
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