Perù, i gesuiti: si lascino passare i migranti diretti verso Ecuador e Usa
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
La Rete dei Centri Sociali della Conferenza dei Provinciali della Compagnia di Gesù in America Latina (RCS-CPAL) lancia un appello alle autorità peruviane perché ai migranti venga facilitato l’accesso nel Paese e consentito di proseguire il loro viaggio. Nelle scorse settimane circa 450 migranti, per lo più haitiani, sono rimasti bloccati nel tentativo di entrare in Perù dal Brasile attraverso un ponte di confine in Amazzonia, sorvegliato da militari e polizia. “Comprendiamo che in Perù, dalla fine di gennaio, è vietato l’ingresso di viaggiatori provenienti da Brasile, Regno Unito e Sud Africa, Paesi in cui sono stati rilevati nuovi e più aggressivi ceppi di Covid-19 - afferma la Rete dei Centri Sociali della Conferenza dei Provinciali della Compagnia di Gesù in America Latina - chiediamo tuttavia di rendere più flessibile questa disposizione per consentire il passaggio dei migranti in modo che possano proseguire verso la loro destinazione”. I migranti, riferisce un comunicato della RCS-CPAL, tra cui donne incinte e bambini, affermano di aver bisogno solo di un permesso di transito in Perù, essendo diretti verso Ecuador e Stati Uniti. Al momento dormono in tende o sono alloggiati nelle scuole di Assis in condizioni assai precarie. “Siamo preoccupati per la vulnerabilità di queste persone che, mosse dalla crisi scatenata dalla pandemia, hanno perso il lavoro e hanno deciso di migrare nuovamente - si legge in un comunicato di RCS-CPAL pubblicato su jesuitas.lat -. In questo senso, chiediamo al governo peruviano di risolvere questa situazione consentendo il transito di questi fratelli, anche loro esposti a malattie, e che vogliono solo proseguire verso la loro destinazione”.
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