Inchiesta sulla miniera di Whitehaven, plauso dei vescovi
Isabella Piro - Città del Vaticano
Le autorità del Regno Unito hanno deciso di avviare un’inchiesta pubblica sui progetti relativi alla costruzione di una profonda miniera di carbone a Whitehaven.
In vista di Cop26
Situato nella contea nord-occidentale di Cumbria, il giacimento, il primo in trent’anni nel Paese, è al centro di un acceso dibattito pubblico poiché, a detta di alcuni politici ed esperti, esso danneggerebbe la reputazione britannica sulle questioni ambientali in un anno chiave per il Regno Unito. A novembre, infatti, la città di Glasgow accoglierà la Cop26, la Conferenza Onu delle parti sui cambiamenti climatici. Considerata, dunque, la rilevanza che il progetto estrattivo ha assunto a livello nazionale, il governo ha deciso di intervenire per valutarne l’appropriatezza.
La posizione della Chiesa
Dalla Chiesa cattolica arriva il plauso per la scelta dell’esecutivo: in una nota, Monsignor Paul Swarbrick, vescovo di Lancaster, “accoglie con favore” la decisione che avrà ricadute “sia in termini di economia locale, sia per quanto riguarda i cambiamenti climatici”. Di qui, l’auspicio che l’esito dell’indagine possa “bilanciare” entrambi i fattori, trovando un equilibrio tra “le prove scientifiche” e “lo sviluppo sociale ed economico” locale.
Il nodo della questione
Secondo i progetti, la miniera di Whitehaven dovrebbe produrre carbone, per lo più a scopo di esportazione industriale, estraendolo da sotto il Mare d'Irlanda per almeno 25 anni, ovvero fino al 2045. Il che vorrebbe dire andare oltre la data del 2030, fissata proprio in vista della Cop26, che chiede l’impegno di tutta la comunità internazionale per raggiungere zero emissioni nocive. Senza dimenticare che il Regno Unito è, insieme al Canada, è co-fondatore di un gruppo globale di governi che si propongono di rinunciare completamente al carbone.
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