Senegal: si aggravano le proteste di piazza
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il 3 marzo scorso in Senegal è stato messo agli arresti il principale leader dell’opposizione, Ousmane Sonko. L’esponente, accusato di stupro e di minacce di morte, si dichiara innocente e accusa il governo del presidente Macky Sall di voler mettere a tacere il dissenso. E proprio da quel giorno è scattata la protesta di piazza, una protesta dai toni violenti, che ha dato vita a disordini e saccheggi e contro cui sono state schierate, soprattutto a Dakar, la capitale, forze dell’ordine e l’esercito. In quattro giorni di dimostrazioni sono cinque le persone che hanno perso la vita e decine sono rimaste ferite. Nonostante Sonko sia stato scarcerato, sia pure con la misura degli arresti domiciliari, le tensioni non accennano a diminuire. Il comitato dei movimenti di opposizione ha indetto infatti altri giorni di mobilitazione.
La preoccupazione dell’Onu
Alioune Badara Cissé, difensore civico nella Repubblica del Senegal, ha avuto parole drammatiche nel commentare la situazione nel Paese africano che si troverebbe – ha detto - “sull’orlo dell’apocalisse”. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto "molto preoccupato per le recenti violenze avvenute a Dakar e in altre zone del Senegal". Dunque, una situazione che potrebbe addirittura aggravarsi, di fronte alla quale il governo sta adottando, complice la pandemia di Covid-19, misure preventive quali la chiusura delle scuole almeno sino al 15 marzo prossimo, mentre sono numerosi gli esercizi commerciali e imprese che hanno deciso autonomamente di rimanere chiusi.
In piazza soprattutto i giovani
Il malessere del Senegal, al di là del caso Sonko o delle difficoltà dovute alla pandemia, tuttavia ha cause più profonde, afferma a Radio Vaticana-Vatican News padre Filippo Ivardi, direttore del periodico dei missionari comboniani “Nigrizia”. Ascoltiamo da che cosa deriva lo stato di malcontento attuale, secondo il religioso:
Dopo la presidenza di Abdoulaye Wade e il passaggio della più alta carica dello Stato nelle mani di Macky Sall, soprattutto nella popolazione giovanile è cresciuta una sorta di insoddisfazione poi tramutatasi in protesta a causa del progressivo scardinamento della stabilità economica del Paese. La mancanza di lavoro e la conseguente disoccupazione – sottolinea Ivardi – ha portato i più giovani a lasciare il Senegal alla volta dell’Europa o, ancor di più, delle isole Canarie, diventate la nuova meta degli emigranti.
La caduta di un Paese all’avanguardia
Ormai in Senegal, non solo i giovani, ma numerose fasce della popolazione - sottolinea padre Filippo Ivardi - stanno precipitando nella crisi economica. Le difficoltà si stanno spesso tramutando in mancanza di generi alimentari di prima necessità e la fame sta crescendo nei settori più vulnerabili della popolazione. Non a caso negli eccessi, ai quali le manifestazioni si sono abbandonate, figurano numerosi assalti ai supermercati e questo è un segno preoccupante per un Paese che appena 40 anni fa era in Africa un esempio di democratizzazione e di stabilità economica, sociale e politica.
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