Gli effetti della pandemia sui diritti umani nel rapporto Amnesty
Michele Raviart – Città del Vaticano
Donne, rifugiati, minoranze etniche, anziani. Sono queste le categorie più colpite dagli effetti indiretti della pandemia, quelli che vanno a ledere i diritti umani fondamentali. A denunciarlo è Amnesty International, che ha pubblicato oggi il rapporto annuale 2020-21, analizzando le tendenze globali in 149 Stati del mondo.
Aumentano squilibri e discriminazioni
“Il 2020 è stato un anno catastrofico a causa della pandemia e delle risposte inadeguate dei governi”, sottolinea a Vatican News Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “La pandemia ha colpito approfittando delle diseguaglianze, discriminazioni e squilibri economici e sociali che erano già presenti nelle società di tutto il mondo”. “A questo va aggiunto”, spiega, “che la pandemia è diventata un pretesto per diversi governi per colpire duro nei confronti di dissidenti e di oppositori”. Nel rapporto di Amnesty si denunciano Stati che hanno modificato il codice penale introducendo la pena del carcere “per diffusione di informazioni false sulla pandemia” o altri che hanno avviato procedimenti penali contro chi criticava la risposta sanitaria dei governi o che hanno represso le manifestazioni di protesta.
La condizione dei rifugiati
In particolare si nota come sia peggiorata la condizione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, costretti a vivere il lockdown nei campi di accoglienza, in cui spesso mancano servizi sanitari essenziali. Alcuni Paesi hanno chiuso le frontiere a causa della pandemia con il risultato che migliaia di persone sono state abbandonate a loro stesse.
Donne, lavoratori e operatori sanitari
Aumentano poi le violenze domestiche e contro le donne a causa delle misure di confinamento, così come le norme per evitare il contagio hanno lasciato migliaia di persone senza lavoro e senza protezioni sociali. Il rapporto di Amnesty sottolinea anche la condizione degli operatori sanitari, che “hanno subito le conseguenze di sistemi sanitari deliberatamente smantellati”. “Gli eroi del 2020 sono gli operatori sanitari in prima linea per salvare vite umane e coloro i quali, sebbene collocati alla fine della scala del reddito, hanno lavorato per nutrire le famiglie e mantenere in funzione i servizi essenziali”, ha commentato Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International: “È crudele ma è così: coloro che hanno dato di più sono stati protetti di meno”.
Il golpe in Myanmar
Tra le tendenze negative, oltre al caso del Myanmar, dove dopo il golpe di febbraio sono morti almeno 500 manifestanti e migliaia di persone sono state arrestate, anche la scarsa cooperazione internazionale nella gestione dei vaccini e nella condivisione delle tecnologie. “I dati che emergono”, sottolinea ancora Noury, ci dicono che si tortura ancora in più della metà dei Paesi del mondo e in circa il 30% ci sono sparizioni e persone imprigionate per motivi di coscienza, quindi i trend sono rimasti più o meno gli stessi degli scorsi anni”.
Segni positivi
“Non mancano comunque le buone notizie”, conclude Noury, “penso a un tema, quello della pena di morte, con il Colorado che è diventato il 22.mo Stato degli Stati Uniti ad averla abolita. Sono stati fatti passi avanti anche nella tutela dei diritti delle donne, c’è stato un profondo cambiamento, ad esempio in Sudan”.
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