Giornata del Libro, Sinibaldi: trovare le parole per guarire
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Chi non ha sperimentato, almeno da un anno a questa parte, la tentazione di allestire una sorta di quinta teatrale con una enorme libreria che facesse da sfondo solenne per riunioni online o video-interviste? Scaffali di volumi per accrescere, o sovente per attribuire spessore culturale ai mezzi busti. Verrebbe da chiedersi in quale misura sia una mera messa in scena e quanto invece possa essere considerata sintomo di una curiosità insospettata. Che oltre a fare da tappezzeria domestica, si voglia anche aprirli, i libri, ricercarli, attraversarli e desiderarne di altri?
In crescita la vendita di libri
L’undicesima Giornata del Libro e del Diritto d’autore cade in un periodo in cui, stando alla situazione dell’editoria libraria italiana, i dati mostrano una crescita anche nei primi tre mesi del 2021. Si consolida così un trend iniziato nella seconda metà del 2020. Secondo l’Associazione Italiana Editori, dal primo gennaio al 28 marzo di quest'anno, le vendite dei libri a stampa nelle librerie, online e nella grande distribuzione organizzata sono cresciute del 26,6% rispetto allo stesso periodo all’anno precedente. Siamo di fronte a un incremento importante che si accompagna alla crescita della lettura, come è documentato nel Libro bianco del Cepell (nel 2020 sono lettori il 61% degli italiani nella fascia d’età 15-74 anni, contro il 58% dell’anno precedente).
Primato dell’online, aumentano i piccoli editori
Cambiamenti di grande rilievo emergono nei canali di vendita e nella struttura del mercato. I canali fisici passano dal 73% del 2019 al 57% di fine 2020, al 55% a marzo di quest’anno. Le librerie online, che rappresentavano il 27% nel 2019 e il 43% nel 2020, raggiungono il 45% nel primo trimestre dell’anno. La quota dei piccoli e medi editori, trainata dall’online, è cresciuta costantemente nel corso degli anni passando dal 39,5% del 2011 fino a toccare il 54,1% tra gennaio e marzo 2021.
La Giornata del Libro nel segno di Dante
“Amor” è la parola scelta per l’edizione di quest’anno, l’undicesima, della Giornata del Libro e del Diritto d’autore. Il riferimento è a Dante, di cui celebriamo i 700 anni dalla morte. Le declinazioni sono tutte riconducibili alla centralità del sentimento nell’opera del Sommo Poeta. Dal 23 aprile al 31 maggio la campagna nazionale de Il Maggio dei Libri torna a intercettare coloro che solitamente non leggono coinvolgendo in modo capillare enti locali, scuole, biblioteche, librerie, editori, associazioni culturali.
Il sogno di una biblioteca in ogni scuola
Marino Sinibaldi, direttore del Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) e già alla guida di Rai Radio3, ricorda i tempi di quando era al ginnasio e rimase quasi folgorato dall’invito da parte dell’insegnante a scegliere due libri da portare a scuola perché andassero a costituire, insieme a quelli offerti da ciascun studente, la biblioteca di Istituto. La scelta per lui ricadde su “Cristo si è fermato a Eboli” e sull’Antologia di Spoon River di Lee Master. Quell'idea di partecipare a livello comunitario nella creazione di un luogo del genere in ogni scuola non lo ha mai abbandonato e tuttora è un sogno che coltiva, aldilà di tutto il dibattito sulla Dad. A Vatican News commenta il trend incoraggiante sull’editoria:
I dati stanno a significare che il lettore ha trovato nel libro una sorta di rifugio, data la solitudine imposta da questa pandemia?
R. - Certo, significa questo, significa che il libro continua ad essere un elemento importante di evasione, e ne abbiamo sempre bisogno, ancora di più adesso. Significa che il libro dà ancora delle risposte a qualcosa di profondo che ci siamo trovati tutti in questo periodo drammatico a vivere e che magari altri linguaggi tendono a trascurare. E poi significa anche delle cose riguardo alle politiche che sono state fatte sui comportamenti non solo dei lettori ma di tutta quella che chiamiamo la filiera del libro, brutta parola, ma che indica quel mondo ricco fatto di librai, bibliotecari, operatori dei media che aiutano i libri a diffondersi. E’ un dato incoraggiante per il mercato – non c’è un crollo, non c’è una crisi paragonabile a quella drammatica di altri settori – è tuttavia più preoccupante lo spostamento degli acquisti verso il commercio online che – pur essendo molto utile poiché ha portato i libri dove non sarebbero potuti arrivare – rischia di mettere in crisi proprio quella filiera che resta fondamentale.
Dante, a cui inevitabilmente si rifà l’edizione di quest’anno della Giornata del Libro, cosa ha ancora da dirci oggi e come può aiutare anche la promozione della lettura?
R. - Per quanto possa sembrare una sorta di corto circuito parlare di Dante e del ‘sublime’ e, contestualmente, di promozione della lettura, credo che possa aiutare per due ragioni: innanzitutto, per quella idea di profondità che noi rischiamo di perdere poiché siamo sempre schiacciati sul presente. Le tecnologie stesse, le forme delle nostre vite contemporanee, ci schiacciano sull’esistenza immediata così come la pandemia, in modo drammatico, ci schiaccia sul corto respiro, su quei processi a cui ancora fatichiamo a dare un nome e che sembrano farci perdere la fiducia nel futuro e la profondità e memoria dell’eredità del passato.
Un grande autore come Dante aiuta a guarire questa patologia dei nostri tempi. Ma poi c’è un aspetto ancora più importante: Dante è in grado, se non di rispondere alle nostre domande, per lo meno di dar loro forma. Del resto, a questo servono i libri, soprattutto quelli che vengono dal passato: a trovare le parole, a dare un senso alle domande che ci poniamo. Dante ha molto sofferto e ha trovato una lingua per dire i suoi sentimenti. E’ ciò che ci serve oggi: trovare le parole per esprimere ciò che viviamo. Le parole si sono consumate, sono diventate oggetti contundenti, gettate una contro l’altra nella polemica politica, oppure hanno finito per essere banalizzate fino a non dare più conto dei problemi e delle sofferenze che proviamo. Trovare le parole è sempre il primo passo per guarire. Secondo me, la grande letteratura a questo serve, a darci le parole per consentire di far venire a galla le inquietudini e le domande.
Il fatto che siano venute meno rassegne, festival o presentazioni di libri dal vivo come ha inciso sul mondo editoriale? Lo ha penalizzato fortemente oppure il virtuale ha sopperito bene?
R. - Io sono molto legato alla stagione dei festival. La radio che ho diretto era sempre molto presente, anche se vissuta come una specie di compagnia. Questo, secondo me, è stato molto importante perché, anche se non ha aumentato di tanto il numero dei lettori, ha reso molto popolare la lettura e il suo mondo, lo ha portato nelle piazze e in luoghi molto belli delle città e ha dato al libro un valore simbolico che non aveva avuto nella storia italiana. Ora siamo in una fase diversa. Non ci sono dati certi. Si tratta di entrare nell’intimità che ognuno di noi ha con il libro. Da un lato il libro ha rotto l’isolamento e dall’altro lo ha favorito. E’ come se il libro avesse ritrovato tanti suoi elementi più privati. Non dobbiamo sottovalutare la dimensione digitale che ci ha consentito di condividere molto. E poi c’è stata la scoperta di quante cose ci siano nella rete: ora la cominciamo a studiare. C’è stata una enorme ristrutturazione dei consumi culturali. Si sono trasferiti per forza di cose sul digitale ma, almeno in parte, hanno consentito di scoprire una ricchezza che probabilmente sottovalutavamo. Cosa di questo rimarrà in modo stabile non lo sappiamo.
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