Gerusalemme: scontri nella città vecchia dopo la preghiera islamica del venerdì
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Il clima è preoccupante a Gerusalemme. Ieri, dopo la preghiera islamica, migliaia di musulmani, uscendo dalla Spianata delle Moschee, hanno vissuto come provocazione la presenza di reparti di polizia armati in tenuta anti-sommossa. E’ stata la scintilla che ha innescato un pomeriggio di scontri. Gli agenti hanno risposto al lancio di bottiglie con granate assordanti. In serata centinaia di palestinesi si sono riuniti tra Gerusalemme e Ramallah. Sono state lanciate pietre verso la Tomba di Rachele, luogo sacro ebraico. A fine giornata nuova provocazione: tre razzi lanciati dalla Striscia di Gaza in territorio israeliano che non sembra abbiano causato vittime e danni.
Usa: più sicurezza e rispetto dei diritti umani
Gli Stati Uniti hanno espresso profonda preoccupazione per l'escalation della violenza in Israele. Forte la condanna delle esortazioni all’odio. “Chiediamo calma, unità e garanzia per la sicurezza e i diritti di tutti a Gerusalemme", ha twittato ieri sera il portavoce della diplomazia statunitense, Ned Price. Altro motivo di tensioni sul fronte internazionale è l’atteso l'annuncio oggi da parte del presidente americano, Joe Biden, del riconoscimento del genocidio armeno ad opera dell'Impero ottomano, 106 anni fa, quando 1 milione e mezzo di armeni vennero uccisi. Lo stesso capo della Casa Bianca ieri ha chiamato il presidente turco, Erdogan, confermandogli la sua decisione. Tutti gli armeni commemorano oggi quell’eccidio.
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