Myanmar: raid aerei e scontri con le etnie ribelli. Civili in fuga
Marina Tomarro – Città del Vaticano
Situazione sempre più tesa in Myanmar. L’esercito birmano ha attuato incursioni aeree e attacchi con colpi di artiglieria pesante che hanno causato la fuga dei civili nei Paesi limitrofi. I raid hanno preso il via poco dopo l'annuncio da parte dei vertici dell'Unione nazionale Karen della distruzione di una locale base dell'esercito birmano. Gli ultimi scontri tra soldati e ribelli Karen hanno provocato 24 mila sfollati. A combattere contro i militari c’è anche un'altra fazione etnica, l'Esercito per l'indipendenza Kachin. Dal colpo di stato, che lo scorso 1 febbraio ha estromesso dal potere San Suu Kyi, leader della Lega per la Democrazia, si sono intensificate le tensioni tra militari e alcuni gruppi etnici del Myanmar. I Kachin e i Karen lottano da molti anni per una maggiore autonomia dal governo centrale e hanno appoggiato da subito il movimento di protesta per contrastare la forza armata.
L’attenzione dell’Asean e dell’Onu
Intanto i leader dell’Asean, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, hanno risposto alla crescente pressione internazionale per agire sulla crisi del Myanmar attraverso un vertice straordinario tenutosi a Giacarta. Ma, nonostante l’incontro sia stato un passo nella giusta direzione diplomatica, rimangono molte potenziali insidie. L’Asean si è divisa tra i membri più restii nell’applicare pressioni sulla giunta militare, come la Thailandia, il Vietnam, il Laos e altri guidati da Indonesia, Malesia e Singapore, che hanno invece cercato più apertamente di spingere la giunta a rilasciare i detenuti e ripristinare il governo eletto. E anche l’Onu ha esortato i militari a metter fine alla violenza e risolvere questa crisi costata la vita a più di 750 persone, inclusi molti bambini.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui