Siria: annunciate le elezioni presidenziali. Assad verso il quarto mandato
Michele Raviart - Città del Vaticano
Il presidente del parlamento siriano Hammoud Sabbagh ha fissato per il prossimo 26 maggio le elezioni presidenziali in Siria, le seconde da quando il Paese è in guerra. È ampiamente attesa la conferma per un quarto mandato di Bashar al-Assad, 55 anni, succeduto al padre Hafez nel 2000 e già rieletto nel 2007 e nel 2014, il quale resterebbe in carica fino al 2028. Quelle di sette anni fa erano state le prime elezioni dopo decenni di referendum confermativi – la famiglia alawita degli Assad è al potere dal 1971 – e lo stesso Bashar aveva vinto con il 92% dei consensi.
Un'elezione senza attese
“Non è la prima tornata elettorale che abbiamo durante la guerra, ma non c’è nessuna attesa”, spiega a Vatican News Marco Lombardi, direttore del dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica ed esperto dell’area mediorientale, “È questo il punto fondamentale. Non c’è nessuna attesa, ma nel massimo della regolarità, perché noi ci troviamo in un Paese in cui di fatto per costituzione il partito di Assad, Baath, deve mantenere la maggioranza. Non dimentichiamoci che c’è stata un’elezione del parlamento siriano poco tempo fa in cui Baath ha avuto 177 dei 250 seggi”.
Gli Stati Uniti riconosceranno solo un voto libero
Nel 2014 Stati Uniti ed Unione Europea giudicarono inattendibili le consultazioni e quest’anno il presidente americano Joe Biden ha affermato che non riconoscerà il risultato delle elezioni a meno che il voto non sia libero, equo e supervisionato dalle Nazioni Unite e rappresenti tutta la società siriana. Per il presidente del parlamento siriano, che ha lanciato un appello a esercitare “il diritto ad eleggere un presidente”, le elezioni sono invece “un segnale che la Siria ha superato con successo il suo devastante conflitto”.
500 mila morti in dieci anni
In realtà, sebbene le forze governative di Assad abbiano guadagnato nell’ultimo anno terreno e controllino ora la maggior parte delle città e dei territori più popolati, il conflitto armato non si è ancora concluso, ma è congelato da una tregua tra gli attori internazionali intervenuti nel conflitto, come Russia e Iran, alleate di Damasco, la Turchia e le forze curdo-siriane. Quello che rimane è un Paese devastato da dieci anni di guerra con oltre 500 mila morti, metà della popolazione totale che ha dovuto abbandonare le proprie case e circa l’80% dei siriani rimasti che vive ora sotto la soglia di povertà.
Le vittime sono i cittadini siriani
“Il presidente e il governo siriano rappresentano solo uno dei giocatori di questa guerra”, spiega ancora Lombardi”, ciascuno dei quali sta facendo i propri interessi indipendentemente dai cittadini siriani, anche il governo siriano. I cittadini, quelli che calpestano quella terra sono le vere vittime, perché sono letteralmente calpestati da tutti quelli che la usano per i loro interessi e le elezioni fanno parte del gioco degli interessi".
Dieci giorni alle opposizioni per candidarsi
Formalmente da oggi sarà possibile presentare entro dieci giorni le candidature per le opposizioni, ma i candidati devono aver vissuto in Siria negli ultimi dieci anni e questo taglierebbe ulteriormente fuori chi si trova in esilio dal Paese. “Ci sono tanti impedimenti, sia per candidarsi che per andare a votare, siamo in un sistema chiuso per cui il voto serve a certificare delle scelte prese altrove”, sottolinea Lombardi, “proprio in termini costituzionali l’opposizione è fatta, perché resti minoranza e mai perché sostituisca il partito Baath che deve restare al potere”.
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