Aiutare le donne ad avere un'esperienza positiva della maternità
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Sempre a fianco delle donne e dei neonati, anche in piena emergenza coronavirus, la professione delle ostetriche è stata ai primi posti tra quelle più esposte al contagio da Covid-19. Solo in Italia sono presenti 21.500 ostetriche, che non si sono fermate mai, neanche nei momenti peggiori della pandemia. Anche Papa Francesco lo scorso anno in occasione della Giornata internazionale dedicata agli infermieri, nel contesto dell’Anno Internazionale dell’Infermiere e dell’Ostetrica indetto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, aveva dedicato un pensiero particolare al loro lavoro di assistenza e di aiuto alle donne in gravidanza per dare alla luce i loro bambini: “Il vostro lavoro è tra i più nobili che esistano, - aveva scritto in un messaggio Francesco - dedicato com’è direttamente al servizio della vita e della maternità. Nella Bibbia, i nomi di due eroiche levatrici, Sifra e Pua, sono immortalati all’inizio del Libro dell’Esodo (cfr 1,15-21). Anche oggi il Padre celeste vi guarda con gratitudine”. E grande è l’impegno e l’amore di chi svolge con dedizione questo lavoro
Accompagnare la donna nelle varie fasi della vita
“La nostra è una professione antica – spiega Caterina Masè, vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica – che negli ultimi anni era stata messa un po' da parte e che invece dovrebbe essere riscoperta, perché l’ostetrica è fondamentale non solo al momento del parto ma anche dopo, perché può affiancare la donna in tutti i cicli della vita. Infatti noi siamo coinvolte nell’educazione degli adolescenti per guidarli nei cambiamenti che arrivano a quella età, andiamo nelle scuole, naturalmente seguiamo le future mamme in tutta la gestione della loro gravidanza e dopo la nascita del piccolo, fino ad arrivare a quelle donne che affrontano il periodo della menopausa”.
Un inverno demografico da far rifiorire
E sempre Papa Francesco lo scorso 7 febbraio in occasione della 43° Giornata della Vita, nell’Angelus aveva espresso la sua preoccupazione per l’inverno demografico italiano causato dal forte calo delle nascite. “Rendiamo questa preoccupazione – aveva esortato il Pontefice - e cerchiamo di fare in modo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e bambine”. Ma troppe volte il desiderio di maternità di una donna si va a scontrare con le paure di un futuro incerto. “Le donne hanno bisogno di avere un’esperienza positiva di nascita e di maternità, cosa che purtroppo la nostra società non propone – sottolinea Caterina Masè –. Noi spesso incontriamo giovani donne che vorrebbero diventare mamme, ma la paura di non poter assicurare una serenità anche economica ai propri bimbi diventa un deterrente molto importante. Non è vero che le nuove generazioni non desiderano figli, perché sono poi queste problematiche a far scegliere loro di rimandare fino a quando la loro condizione economica sarà più salda. Per questo diventa importante pensare a degli aiuti concreti per loro anche per promuovere le nuove nascite”.
La forza di diventare madre
Caterina Masè svolge da moltissimi anni la professione di ostetrica a Trento. Tanti i bambini che ha visto nascere e le mamme che ha incontrato nel suo percorso lavorativo. “Ho lavorato per moltissimi anni in sala parto – racconta la vicepresidente –. Una donna che entra lì deve sentirsi accolta, rispettata, rassicurata, e coinvolta nelle scelte che noi facciamo. Non deve essere semplice spettatrice, è lei la protagonista, e bisogna sostenerla nella convinzione che ha tutta la competenza necessaria per affrontare un parto, e che anzi questa grande forza che lei può sperimentare dalla nascita di suo figlio, l’accompagnerà in tutte le fasi successive della vita, rendendola consapevole di quanto può essere forte anche all’interno di qualsiasi altro contesto”.
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