Duemila persone migranti a Lampedusa in 24 ore, il parroco: "Non chiamatela emergenza"
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Sono 2128 le persone migranti arrivate a Lampedusa in poco più di un giorno. Oltre seicento nella notte appena trascorsa, quando quattro sbarchi si sono aggiunti ai sedici precedenti, dalle ultime ore di sabato a tutta la giornata di domenica 9 maggio. Tra le oltre duemila persone, anche donne e bambini. Tutte sono stati trasferite all’hotspot dell’isola, la cui capienza ha raggiunto il limite. Intanto il portavoce del capo di stato maggiore della Marina libica fa sapere che la Guardia costiera ha soccorso nella giornata di ieri 291 individui di diverse nazionalità su un gommone in difficoltà al largo delle coste del Paese. Nella nota si precisa che “appena completata l'operazione di soccorso, le persone sono sbarcate nella base navale di Tripoli”.
L’impegno del Governo italiano
Secondo quanto riportato da diversi quotidiani italiani, il Governo Draghi ha davanti a sé tre strade in vista dell’estate: il ripristino degli accordi di Malta per il ricollocamento volontario dei richiedenti asilo in Europa; accordi bilaterali con Libia e Tunisia; richiesta di un sostegno concreto da parte della Commissione europea. Sembra inoltre che, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ci sia l’ipotesi di costituire una cabina di regia interministeriale, con al tavolo anche i ministri di Esteri e Difesa. La stessa Lamorgese avrebbe chiesto al presidente Draghi di mettere in cima all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri - quello previsto per gli aiuti alle imprese più colpite dagli effetti della pandemia – la questione migratoria.
Ognuno si assuma le sue responsabilità
Raggiungiamo al telefono il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra, mentre le agenzie danno notizia di ulteriori sbarchi. “Sentir parlare di emergenza fa sorridere, ogni anno è la stessa storia”, sono le prime parole del sacerdote. La chiesa di San Gerlando, ancora una volta, si prodiga per aiutare i fratelli appena sbarcati sull’isola. “Con l’arrivo del bel tempo le partenze aumentano, ma c’è chi si meraviglia. Forse è un modo per non sottolineare come si sia impreparati dinanzi ad un fenomeno che non dovrebbe più coglierci alla sprovvista. Chiamarla emergenza aiuta a togliere responsabilità, ma -ribadisce - la verità è che non riusciamo a tutelare queste persone”.
Venti sbarchi in un giorno
L’arrivo di oltre duemila persone migranti a Lampedusa era dunque prevedibile? “Di fatto è accaduto qualcosa che qui accade ordinariamente, gli sbarchi non si sono mai interrotti. Gli arrivi - spiega il sacerdote - si sono intensificati con la bella stagione, dopo alcuni giorni di maltempo. Per l’isola è un qualcosa di già visto, come purtroppo abbiamo già registrato l’inadeguatezza di un hotspot che non può gestire tutte queste persone”. C’è però una differenza. “La presenza delle navi quarantena snellisce l’afflusso, ma attutiscono il fenomeno, certo non lo risolvono”.
La cabina di regia
Il parroco di Lampedusa esprime poi un parere sulla possibile cabina di regia interministeriale. “Se nasce per gestire le migrazioni in una logica securitaria, credo che sia fallita in partenza. Una logica che ha provocato solo chiusura e morte. Se invece serve a non agire in difesa, ma per tutelare la vita ed i diritti delle persone, ben venga la cabina di regia”.
Frontiere siano spazio di incontro
Lo scorso 10 settembre Papa Francesco ha incontrato in Vaticano i partecipanti al progetto europeo “Snapshots from the Borders”, che si propone di contribuire alla creazione di una cultura nuova nei confronti delle persone migranti, basata sull'incontro e la solidarietà, oltre che a politiche di accoglienza ed integrazione più efficaci in Europa. Le frontiere, ha detto in quell’occasione il Papa, diventino "spazi di arricchimento reciproco". Poi, in un passaggio, l’invito a fare ciascuno la propria parte:
“Lo scenario migratorio attuale è complesso e spesso presenta risvolti drammatici. Le interdipendenze globali che determinano i flussi migratori sono da studiare e capire meglio. Le sfide sono molteplici e interpellano tutti. Nessuno può rimanere indifferente alle tragedie umane che continuano a consumarsi in diverse regioni del mondo. Tra queste ci interpellano spesso quelle che hanno come teatro il Mediterraneo, un mare di confine, ma anche di incontro di culture […] La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune”.
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