Nigeria: rapiti studenti di una scuola coranica
Marina Tomarro – Città del Vaticano
La scuola Salihu Tanko Koranic di Tegina stava registrando l'ingresso degli allievi, quando è avvenuto l'attacco da parte di un gruppo di uomini armati. Molti dei piccoli sono riusciti a fuggire, ha detto un dirigente scolastico, aggiungendo di non avere cifre precise sul numero di bambini rapiti. Questo nuovo rapimento arriva il giorno dopo il rilascio di 14 studenti nello Stato di Kaduna dopo 40 giorni di detenzione. Cinque studenti sono stati trucidati dai loro rapitori nei giorni successivi al rapimento per fare pressione sulle famiglie e costringere il governo a pagare il riscatto. Da diversi mesi gruppi di banditi sono coinvolti in rapimenti di massa rivolti alle scuole: dal dicembre 2020 sono stati sequestrati 730 bambini e adolescenti.
Nuovo attacco di Boko Haram
Intanto l'esercito nigeriano venerdì ha respinto un tentativo di attacco di Boko Haram, gruppo jihadista, a Rann, nel nord-est del Paese. Il portavoce dell'esercito, Mohamed Yerima, ha spiegato ai media locali che l'attacco è avvenuto poche ore dopo l'inizio del mandato del nuovo capo di Stato maggiore dell'esercito, Faru Yahaya, "Gli aggressori sono arrivati a bordo di camion armati e hanno cercato entrare dall'ingresso principale della città", ha detto Yerima in una nota, parlando di "sconfitta umiliante" all'organizzazione terroristica. Inoltre, i militari hanno messo fuori uso uno dei camion e recuperato diverse armamenti, tra cui due mitragliatrici e otto fucili AK-47, oltre a munizioni antiaeree.
Dichiarare lo stato di emergenza
Intanto, monsignor Alfred Adewale Martins, arcivescovo di Lagos, ha lanciato un appello al governo federale sull’urgenza di dichiarare lo stato di emergenza per risparmiare al Paese la situazione di anarchia incombente. Le parole del presule arrivano mentre nella Nazione si vive una condizione crescente di insicurezza: in particolare, l’arcivescovo cita “i continui casi di rapimenti in ogni luogo; l'uccisione di persone innocenti, compresi i poliziotti; l'incendio delle stazioni di polizia e degli uffici della Commissione elettorale nazionale”. Al contempo, il presule deplora “il fallimento dell’esecutivo, a tutti i livelli, nell’affrontare con decisione le cause alla radice dell’insicurezza nel Paese e nel portare i suoi responsabili davanti alla giustizia”. Lo stato di emergenza, dunque, “è quanto mai necessario”, ribadisce monsignor Martins.
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