Biden riconosce il massacro di Tulsa: "Suprematismo bianco letale"
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Joe Biden è il primo presidente statunitense a commemorare quanto accaduto esattamente cento anni fa a Tulsa, dove furono uccise circa 300 persone in quella che è una delle pagine più tristi della storia americana legata al razzismo. Il capo della Casa Bianca lo ha fatto recandosi in Oklahoma e definendo l'avvenimento "un massacro, non una rivolta", sottolineando come "il suprematismo bianco sia la minaccia più letale per il Paese".
Le parole di Biden
“Sono il primo presidente in 100 anni venuto qui per riconoscere la verità su quello che è successo a Tulsa, siamo qui per fare luce e assicurarci che l'America sappia la storia per intero”. Così Biden ha sottolineato la storicità della sua visita, definendo subito un "massacro, non una rivolta" quanto accaduto un secolo fa. Il presidente ha poi chiesto un minuto di silenzio in segno di rispetto per le vittime e i loro discendenti. Biden è anche il primo presidente in carica a incontrare privatamente gli unici tre sopravvissuti di quella tragedia: Viola Fletcher, Hughes Van Ellis e Lessie Benningfield Randle. “Oggi la minaccia più letale per il Paese è il suprematismo bianco. L'odio non è mai sconfitto, si nasconde soltanto", ha sottolineato Biden, denunciando gli attacchi contro il diritto di voto degli afroamericani.
Tulsa 1921
Biden ha voluto descrivere con chiarezza quei due giorni che misero in ginocchio un'intera comunità. "Il 31 maggio ed il primo giugno 1921 la comunità afroamericana di Greenwood a Tulsa fu spietatamente attaccata da una folla di suprematisti bianchi e almeno 300 afroamericani furono uccisi a sangue freddo, mentre migliaia di persone restarono senza casa. Un secolo dopo, la paura e il dolore della devastazione si sentono ancora", ha detto il presidente. Ad essere letteralmente raso al suolo fu un quartiere particolarmente prosperoso, ribattezzato all'epoca "Black Wall Street". Una pagina dolorosa, anche perché priva di responsabili. Le richieste di giustizia oggi trovano un parziale riconoscimento nella memoria e nella commemorazione: il 31 maggio da oggi sarà ogni anno - ha annunciato Biden - il Giorno della memoria del massacro di Tulsa.
L'importanza della memoria
"L'intervento di Biden è molto importante perché in qualche modo disvela un malessere con la storia che tutti i Paesi hanno e che può essere risolto non più dimenticando ciò che è successo". Lo afferma nell'intervista a Vatican News Francesco Bonini, rettore dell'Università Lumsa.
"Dimenticare può essere politicamente utile, perché nell'immediato estingue i conflitti ma alla lunga diventa un peso insostenibile. Non è più tempo per questa e molte altre vicende - prosegue - di dimenticare, ma di dire la verità, cercandola e divulgandola per continuare in una prospettiva di sviluppo condiviso"
Le misure contro il razzismo
Secondo il rettore della Lumsa, Joe Biden vuole dunque proseguire un cammino dove al centro ci siano la democrazia ed i cittadini. "I diritti sociali sono fondamentali nelle democrazie, questo aspetto va ricordato - afferma - anche nel ventunesimo secolo". Il presidente statunitense oltre ad indire un 'Giorno della memoria' per il massacro di Tulsa, ha voluto annunciare sette misure per ridurre il gap economico razziale negli Stati Uniti. Tra queste un massiccio piano di investimenti nell'edilizia nei quartieri più poveri ed il sostegno finanziario per scuole e piccole attività guidate da minoranze. Biden ha inoltre promesso di affrontare il tema della discriminazione razziale nei posti di lavoro e nell'assegnazione delle case popolari.
Lo scorso mese un altro riconoscimento
Un mese fa, lo scorso 24 aprile, Joe Biden ha usato per la prima volta la parola “genocidio” per parlare del massacro della popolazione armena compiuto dall’impero ottomano tra il 1915 e i primi anni Venti dello scorso secolo. Ciò è avvenuto in una dichiarazione preparata in occasione dell'anniversario dell’inizio del massacro: "In questo giorno ricordiamo le vite di tutti quelli che - si legge - morirono nel genocidio armeno dell’epoca ottomana e ribadiamo il nostro impegno a impedire che atrocità simili accadano di nuovo". I due riconoscimenti sono in qualche modo legati? "Probabilmente sì e non solo a livello mediatico", spiega Bonini. "Uno degli slogan di Biden è 'America is back - l'America è tornata', proprio per sottolineare l'importanza dei valori della democrazia. Credo che vi sia - conclude - un legame di fondo".
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