Vigilia di presidenziali in Iran
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
E’ sceso in campo anche la Guida suprema Ali Khamenei di fronte allo spettro di urne deserte. Oltre 59 milioni di iraniani sono chiamati al voto ma sembra aver dato i suoi frutti la campagna per l'astensionismo, generata dal malcontento popolare per la difficile situazione economica causata dalla corruzione e dalle sanzioni Usa, ma anche dalle promesse disattese di Rohani di una grande aperture politiche. In tv Ali Khamenei ha evidenziato che la bassa affluenza indebolirà l’Iran e il Paese diventerà “vulnerabile al terrorismo e i nemici coglieranno l'occasione per interferire negli affari interni ed esercitare pressioni" su Teheran.
Ipotesi ballottaggio il 25 giugno
Seggi aperte 7 del mattino alle 2 di notte per evitare assembramenti, se nessuno dei candidati otterrà più del 50% dei consensi, i due più votati andranno al ballottaggio in programma il 25 giugno. Sono più di 72mila i seggi in tutto il Paese, 234 quelli allestiti all'estero, 250 mila gli uomini della sicurezza dispiegati, 496 i giornalisti stranieri accreditati provenienti da 39 diversiPaesi. Favorito l'ultraconservatore Ebrahim Raisi, avrebbe il 60% dei voti, mentre i cinque candidati rivali, il principale è l’esponente del fronte moderato-riformista Hemmati, sarebbero molto indietro. Nelle ultime ore si sono registrate le defezioni del riformista Mohsen Mehralizadeh, ex vice presidente, e l'ultra-conservatore Saeed Jalili che ha garantito il suo appoggio a Raisi. Ieri i sostenitori del capo della magistratura sono scesi in strada ma non c'è stata la grande adunata, segno anche questo di una grande indifferenza al voto.
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