Onu, il riscaldamento globale mette a rischio l’umanità
Francesca Sabatinelli ed Elvira Ragosta– Città del Vaticano
Carenza d’acqua, esodo, malnutrizione, malattie, estinzione delle specie. La vita sulla terra è in via di drammatica trasformazione climatica, ed il riscaldamento globale, se raggiungesse i più due gradi centigradi anziché i +1,5, ossia la soglia fissata dall’accordo di Parigi, avrebbe impatti irreversibili sui sistemi umani: su 420 milioni di persone per le ondate di caldo estremo e su 80 milioni minacciate dalla fame.
Scelte da affrontare
Il rapporto delle Nazioni Unite è il più allarmistico degli ultimi anni, senza margini di interpretazione, l’umanità è a serio rischio e le conseguenze del cambiamento climatico saranno ben visibili ben prima del 2050: ondate di calore sempre più forti, che colpiranno soprattutto le popolazioni delle megalopoli tropicali in particolare di Asia e Africa. Ci sono davanti all’umanità 30 anni e di questo dovranno tenere conto le scelte politiche. "La vita sulla Terra può riprendersi dai grandi cambiamenti climatici evolvendosi in nuove specie e creando nuovi ecosistemi - si legge ancora – ma l'umanità non può". Il rapporto non sarà pubblicato ufficialmente fino a febbraio 2022, dopo la sua approvazione per consenso da parte dei 195 stati membri. “Questa bozza – commenta a Vatican News Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord - non fa altro che constatare l'aggravamento di situazioni già chiarite più di 30 anni fa, il che significa che i provvedimenti presi non sono stati assolutamente sufficienti, perché siamo su un percorso sempre più grave e il tempo si restringe sempre di più”.
Pensare a un futuro diverso e abbandonare le fonti fossili
Per affrontare questo allarme, sottolinea il professor Masullo, occorre pensare a un futuro diverso, perché la situazione impone alla politica di non tergiversare: “Non si può più cercare soluzioni parziali, cercare di adattare il vecchio modello di sviluppo verso un futuro nel quale esso può produrre soltanto danni. Il tentativo di mantenere in vita le fonti fossili e un sistema consumista, che non fa differenza tra cose utili e cose inutili, ci porta a queste conseguenze drammatiche”. Del resto, il presidente di Greenaccord rileva come il percorso intrapreso porterà le temperature a supere di gran lunga i 2 gradi entro la metà di questo secolo, e addirittura i 4 o 5 gradi entro la fine del secolo se non si inverte la tendenza.
I rischi per le megalopoli tropicali
Se le città tropicali di Asia e Africa saranno quelle esposte a ondate di calore sempre più forte, Masullo aggiunge che tante altre zone della terra vivranno in queste situazioni, soprattutto dove ci sono grandi addensamenti di popolazioni. L’imperativo è allora adattare queste città ai cambiamenti climatici. “C’è un grosso lavoro da fare - conclude - soprattutto sulle periferie urbane, per realizzare zone alberate, pavimentazioni non riscaldanti, case con criteri di bioarchitettura in grado di mantenere temperature accettabili all'interno e tante attività per trasformare in meglio le nostre città per renderle anche capaci di adattarsi e questi cambiamenti estremi, che purtroppo ormai non riusciremo ad evitare, ma possiamo soltanto mitigare”.
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