Migliaia in fuga da inondazioni e incendi
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Nell’Afghanistan, già alle prese con lo scontro tra talebani e governo di Kabul e con il Covid, si fanno i conti con gli effetti del maltempo. Circa 60 morti e decine di dispersi costituiscono il bilancio provvisorio delle inondazioni che hanno colpito la zona orientale del Paese a causa delle forti precipitazioni. Mentre parte del Paese è impegnato a far fronte all’emergenza maltempo, ieri le forze di sicurezza hanno respinto un attacco dei talebani alla periferia di Herat, città occidentale vicino al confine iraniano e la terza in termini di popolazione. Per Washington gli attacchi dei talebani, raddoppiati dall'accordo del febbraio 2020 sul ritiro delle forze straniere dal Paese, rappresentano un rischio di isolamento per il governo afghano.
I campi profughi in Bangladesh
Emergenza maltempo anche in Bangladesh dove le piogge monsoniche si sono abbattute sui campi di rifugiati birmani di etnia Rohingya, causando una decina di vittime e migliaia di sfollati. Si stima che circa 2.500 rifugi siano stati danneggiati o distrutti e più di 5 mila persone si siano trasferite temporaneamente nelle abitazioni dei parenti o nei ricoveri comunali. Invece la Cina aggiorna a 99 il numero dei morti causati dalle piogge torrenziali dei giorni scorsi, che hanno colpito la provincia centrale dell’Henan. Al contrario il gran caldo continua a causare incendi nell’area mediterranea. I roghi si sono sviluppati soprattutto in Turchia, dove si contano alcune vittime e diversi hotel sono stati evacuati. Le autorità hanno dichiarato che questa settimana sono divampati circa 60 incendi di origine dolosa. Fiamme anche in Sicilia e in Sardegna, dove un nuovo fronte di fuoco si è aperto nell’oristanese, sula quale si sta intervenendo con i canadair.
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