Emergenza Sorrisi torna a Nassirya. Prima missione post pandemia
Marco Guerra - Città del Vaticano
Donare il sorriso ad un bambino di un Paese provato dalla guerra e la crisi economica va oltre la semplice missione sanitaria e diventa un vero atto di pacificazione e di ricostruzione morale di un’intera comunità. Per questo motivo, dopo un anno e mezzo di forzata interruzione delle partenze e delle missioni chirurgiche, Emergenza Sorrisi torna a Nassirya dal 15 al 22 luglio.
Misure anti-covid
L'equipe di 13 medici ed infermieri volontari, guidati dal professor Mario Altacera, chirurgo maxillo-facciale dell'Ospedale Miulli di Bari, raggiungerà l'Habobbi Teaching Hospital di Nassiriya, per operare tantissimi bambini affetti da gravi malformazioni del volto. Per questa missione è stato adottato un protocollo studiato al fine garantire il rispetto delle misure di prevenzione del Covid-19. È stato quindi impostato uno screening preventivo per pianificare le giornate operatorie e ad ogni cittadino è stato indicato quando presentarsi in ospedale proprio per evitare pericolosi affollamenti.
Formazione a distanza
In questo anno e mezzo segnato dalla pandemia Emergenza Sorrisi ha comunque garantito il sostegno al personale medico-sanitario locale. L’impegno è stato dedicato alla formazione a distanza, potenziando l’uso della tecnologia attraverso un caschetto chirurgico dotato di fotocamera frontale che ha permesso di guidare i medici iracheni nelle operazioni anche a migliaia di chilometri di distanza. Emergenza Sorrisi dedica questa missione al dottor Aldo Boglione, stimato medico chirurgo, grande amico e sostenitore di Emergenza Sorrisi, che si è sempre contraddistinto per le sue profonde doti di umanità e professionalità. Aldo non c’è più, ma ha scelto di donare i suoi preziosi strumenti chirurgici - con cui ha cambiato la vita di tante persone - ai colleghi iracheni, che nella sua memoria restituiranno il sorriso a tanti bambini.
Abenavoli: segnale di rinascita
“Siamo davvero emozionati e felici di poter finalmente tornare in missione. E’ il primo Paese in cui riusciamo a tornare dopo la pandemia; in Iraq abbiamo iniziato 13 anni fa e lì abbiamo formato tanti e operato migliaia di bambini, questo ritorno è quindi un segno di rinascita” spiega a VaticanNews, Fabio Abenavoli, chirurgo plastico e maxillo-facciale, presidente e fondatore di Emergenza Sorrisi.
Interventi anche per i feriti dell’incendio
“Ci aspettiamo un numero elevato di pazienti da visitare e operare - prosegue Abenavoli - e già ci è stato chiesto un supporto per curare le decine di pazienti che hanno subito ustioni a causa dell’incendio nell’ospedale. Gli ospedali di Nassiriya sono tutti collegati e in passato avevamo fatto interventi nella struttura dove è avvenuto l’incidente”.
Un bilancio positivo
Il presidente sottolinea che l’equipe di Emergenza Sorriso affronta patologie come labbro leporino, palatoschisi e interventi legati alle ustioni, mentre per i tumori porta i pazienti nelle strutture sanitarie italiane. Abenavoli tratteggia quindi un bilancio positivo di 13 anni di attività: “Il nostro obiettivo principale è formare chirurghi iracheni, uno di questi è diventato direttore sanitario della regione di Nassiriya, abbiamo dato un grande contributo alla cultura medica dell’Iraq. La differenza viene fatta da chi rimane sul posto tutto l’anno e fa migliaia di interventi. Mentre in Afghanistan, dove purtroppo ora non possiamo andare, il nostro chirurgo è diventato un punto di riferimento per tutto il Paese, fa più di mille interventi l’anno e ha formato decine di chirurghi”.
La gratitudine degli iracheni
Infine il chirurgo italiano ricorda le tante le manifestazioni di gratitudine espresse dalle autorità e dalla gente comune: “Ho avuto un importante manifestazione di gratitudine quando sono stato chiamato a presenziare un incontro in moschea tra imam. Come cattolico è stata una prova di grande fiducia ed è stato emozionate capire che il nostro impegno va al di là dell’aspetto tecnico-chirurgico”.
In Iraq ancora polemiche per il rogo
Intanto in Iraq dolore e polemiche accompagnano la tragedia dell’incendio all'ospedale di al-Hussein di Nassiriya. Il bilancio delle vittime oggi è stato visto al ribasso: il Ministero della Sanita riferisce di 60 morti, 21 dei quali non ancora identificati. Le fiamme hanno completamente distrutto un'area di 600 metri quadrati, costruita per ospitare fino a 100 pazienti dopo la diffusione dei contagi da Coronavirus. Testimoni hanno riferito che l'incendio è stato provocato dall'esplosione di una bombola di ossigeno. Lo scorso aprile in circostanze simili, più di 80 persone sono morte in un ospedale di Baghdad, una tragedia che aveva poi portato alle dimissioni del ministro della Salute. Sempre oggi il leader radicale sciita Moqtada Al-Sadr ha accusato il governo di avere delle responsabilità nel rogo dell'ospedale Covid di Nassiriya. In un suo comunicato diffuso sui social network, Sadr ha chiesto che il governo rimuova subito il governatore della regione di Dhi Qar, di cui Nassiriya è capoluogo. E che punisca "quanto prima i responsabili" dell'incendio di lunedì notte.
Il cordoglio del Papa
Ieri Papa Francesco, in un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, inviato al nunzio apostolico del Paese mediorientale, si è detto molto rattristato e vicino spiritualmente a quanti sono stati colpiti dall'incendio che si è sviluppato nel reparto Covid dell’ospedale nella città di Nassiriya.
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