Haiti, i vescovi: "Inammissibile l'omicidio del presidente, basta violenza"
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Haiti è sotto shock da oltre ventiquattr’ore per l’omicidio del presidente Jovenel Moise, avvenuto nell’abitazione privata di Porte au Prince, nella notte tra il 6 e il 7 luglio. Ore di apprensione per la salute della first lady, Martine Moise, che nel pomeriggio di ieri notizie confuse dichiaravano morta, ore dopo il marito, a seguito dei colpi di arma da fuoco ricevuti nell'agguato. La notizia è stata presto smentita; l’ambasciatore haitiano della Repubblica dominicana ha detto che la donna è stata trasferita in aereo da Port au Prince a Miami, in Florida, dove si trova ricoverata nel Jackson Memorial Hospital.
I vescovi deplorano la violenza
Gli auguri di pronta guarigione alla first lady giungono dalla Conferenza Episcopale haitiana, che, in una nota diffusa nelle scorse ore, stigmatizzano l'assassinio del presidente: "Un omicidio inammissibile e rivoltante". “Questo triste evento segna una svolta sfortunata nella nostra storia come popolo, purtroppo dettata dalla scelta deliberata della violenza da parte di molti settori della popolazione come metodo di sopravvivenza e di risoluzione delle controversie”, affermano i vescovi. E rimarcano che: “La violenza può solo generare violenza e portare all’odio. Non aiuterà mai il nostro paese ad uscire da questa impasse politica”.
Appello al dialogo: "Deponete le armi!"
Da qui un appello a “tutti i figli e le figlie” di Haiti a “superare l’orgoglio personale e gli interessi di gruppo per cercare insieme, intorno a un tavolo, la soluzione haitiana tanto attesa dalla popolazione, dettata dall’amore per Haiti e dai nostri valori come popolo”. “Deponete le armi! Optate per la vita! Scegliete finalmente di vivere insieme nell’interesse di tutti e nell’interesse di Haiti!”, scrivono i presuli
Uccisi quattro dei sospetti assassini
Intanto il capo della polizia ha reso noto che quattro dei sospetti assassini sono stati uccisi dalle forze dell’ordine, altri due arrestati. Tre agenti tenuti in ostaggio sono stati, invece, liberati.
Un Paese allo stremo
Il primo ministro ad interim Claude Joseph – che ieri ha comunicato la morte del presidente - ha affermato che polizia ed esercito hanno il controllo del Paese. In una riunione speciale del Consiglio di sicurezza, è stato rivolto un invito alla popolazione a mantenere la calma. La tensione è, infatti, alta e si teme che quanto accaduto getti Haiti – scenario da tempo teatro di rapimenti a scopo di estorsione e del dominio di bande armate – in una nuova spirale di violenza.
Come affermato ieri a Vatican News dalla missionaria fidei donum, Maddalena Boschetti, da vent’anni tra i poveri di Haiti: “L’impressione è che siamo all'anarchia. Chi ha il potere sono le armi, c'è il caos, stiamo aspettando tutti nella prudenza assoluta. Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi giorni ma siamo allo stremo, il Paese è allo stremo".
Moise governava senza Parlamento
Moise, insediatosi nel 2017, da gennaio 2020 governava per decreto, e senza la presenza di un Parlamento. Due giorni fa aveva nominato un nuovo primo ministro per preparare Haiti al voto del 26 settembre su un referendum costituzionale e all’elezione di un presidente e del Parlamento. Una consultazione rimandata già due volte a causa della pandemia.
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