Regno Unito: prescrizione per i crimini in Irlanda del Nord
Isabella Piro - Città del Vaticano
“In questo momento doloroso, chiedo preghiere di conforto per le vittime di ogni parte del conflitto, e che la verità e la giustizia prevalgano nell'interesse del bene comune”. Così, in una nota, l’arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, monsignor Eamon Martin, commenta l’annuncio, dato ieri dal governo britannico, di una legge che stabilirà una prescrizione per i crimini commessi "da tutte le parti" durante i cosiddetti "Troubles", ovvero gli scontri avvenuti tra il 1968 e il 1998 in Irlanda del Nord tra coloro che volevano ricongiungersi alla Repubblica d'Irlanda e coloro che volevano rimanere con il Regno Unito. Un tragico periodo concluso con “l’Accordo del Venerdì Santo”. Si tratta di una decisione che, spiega il presule, “sarà vista da molte vittime come un tradimento della fiducia che nega giustizia a loro e ai loro cari”. “È inquietante – aggiunge - che le vittime e i sopravvissuti, coloro che hanno pagato il prezzo più alto per la fragile pace di cui tutti godiamo oggi, si sentano ancora una volta emarginati e trascurati”.
Un passato doloroso
Monsignor Martin si dice poi “particolarmente deluso dai commenti ingenui del primo ministro, Boris Johnson, alla Camera dei Comuni, che affermava come questa proposta avrebbe permesso all'Irlanda del Nord di chiudere definitivamente con i ‘Troubles’ e andare avanti”. “Affrontare l'eredità del nostro passato comune non è un compito facile – sottolinea il primate irlandese - È un'impresa complessa che appartiene a tutti noi. Non ha una soluzione rapida e non si può chiudere così, per alleviare il profondo dolore che ancora si porta dietro da anni di violenza, morte e ferite che cambiano la vita”. L’arcivescovo di Armagh ricorda poi l’Accordo di Stormont House, sottoscritto nel 2014 “con buona volontà da tutte le parti” in causa: si tratta di un’intesa che “ha cercato di affrontare la nostra eredità in modo collaborativo e onesto, rispettando pienamente il contributo delle vittime nel raggiungimento del consenso”. È quindi “profondamente scoraggiante”, sottolinea il presule, “vedere ora uno dei firmatari-chiave rinnegare questo impegno comune”.
Pace e giustizia
Al contempo, monsignor Martin sottolinea che “già nell’aprile 2020 i vescovi cattolici dell'Irlanda del Nord avevano pubblicato una dichiarazione che criticava l'approccio del governo britannico verso l'eredità del passato”, sostenendo “la continua ricerca di un'adeguata giustizia penale, legale e civile per tutte le vittime”, la cui “priorità” deve essere “un punto focale”. La Chiesa cattolica auspicava anche “l'accesso equo alla giustizia per tutti e il raggiungimento di un'autentica riconciliazione per una pace giusta e stabile, in un contesto trasparente ed equo”. “Mentre il governo britannico sta ora affrontando critiche da ogni dove riguardo a questa sua decisione unilaterale – conclude monsignor Martin – bisogna porsi l’annosa domanda, ovvero cui prodest, cioè a chi giova tutto questo?”. Nello specifico il Primo Ministro dell’Ulster non ha parlato nettamente di “amnistia”, ma di un provvedimento di prescrizione per i crimini relativi a quegli anni, sostenendo la necessità di voltare pagina, perché le inchieste portate avanti fino ad ora difficilmente permetteranno di assicurare i responsabili alla giustizia. Sono circa 1.200 i casi ancora aperti, infatti, per lavorare sui quali occorrerebbero altri vent'anni. Da ricordare vent’anni di conflitto hanno provocato 3.500 morti, ma finora sono state incriminate solo 9 persone ed è stata emessa solo una condanna. Recentemente, inoltre, la Procura Nord Irlandese ha annunciato l'intenzione di ritirare il procedimento a carico di due ex soldati per degli omicidi avvenuti nel 1972.
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