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Sud Sudan, l'appello della Chiesa per aiutare un popolo stremato

Monsignor Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, di fronte alle recenti violenze che hanno colpito la Contea di Tombura, che hanno provocato morti e sfollati, ha mobilitato, fin da domenica 4 luglio cittadini e istituzioni per donare risorse utili ad una popolazione sfibrata da conflitti, povertà e pandemia

Isabella Piro - Città del Vaticano

È accorato l’appello lanciato da monsignor Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, di fronte alle recenti violenze che hanno colpito la Contea di Tombura, provocando morti e sfollati. Il presule ha invocato aiuti umanitari e ha esortato le istituzioni a mobilitare risorse per salvare la popolazione. 

Le origini della crisi

“Profondamente preoccupato” per la situazione che “rischia di far aumentare malnutrizione, malattie e morte dei più vulnerabili”. Così monsignor Kussala da un Paese dove gli sfollati vivono “senza riparo, acqua e cibo”. All’origine della recente crisi, le violenze scoppiate a metà giugno, quando uomini armati si sono scatenati contro inermi, sparando colpi, saccheggiando e bruciando abitazioni e mettendo in fuga più di 21mila persone, metà delle quali bambini. Secondo il presule, le tensioni sono dovute alla forte instabilità politica locale, che impedisce al governo di intervenire sul campo. Si precisa, nelle dichiarazioni del vescovo, che i sud sudanesi sono già “piegati dalla pandemia da Covid-19 e da anni di conflitti e insicurezza”.

Mobilitazione diocesana di aiuti

Per questo, monsignor Kussala ha invitato tutte le 35 parrocchie e gli uffici dipartimentali della diocesi cattolica di Tombura-Yambio ad avviare, il 4 luglio, una mobilitazione generale con risorse di ogni tipo: denaro, cibo, vestiti, letti, tende, così da aiutare i nostri fratelli e sorelle bisognosi. A coordinare le iniziative umanitarie sarà l’Organizzazione diocesana per lo sviluppo e la pace, la quale monitorerà costantemente la situazione.

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04 luglio 2021, 09:00