In Libano, crisi energetica e sanità al collasso
Isabella Piro - Città del Vaticano
Potrebbe chiudere i battenti il 16 agosto, l’American University of Beirut Medical Center (Aubmc): la mancanza di carburante, infatti, sta per provocare l’arresto forzato di tutto il sistema. “Questo significa – spiega una nota del nosocomio - che i ventilatori e altri dispositivi medici salvavita cesseranno di funzionare; 40 pazienti adulti e 15 bambini che vivono con i respiratori moriranno immediatamente; 180 persone che soffrono di insufficienza renale moriranno avvelenate in pochi giorni senza dialisi; centinaia di malati di cancro, adulti e bambini, moriranno nelle settimane e nei mesi successivi senza un trattamento adeguato”. Di qui, l’appello “urgente” rivolto dalla struttura sanitaria al governo nazionale, all’Onu, all’Oms, all’Unicef e ad ogni “agenzia ed organizzazione in grado di aiutare” affinché forniscano al Centro medico “il carburante necessario, prima che sia costretto a chiudere”.
Manca tutto, servono unità e decisione
Per di più, sottolinea la nota, l’Aubmc sta già affrontando una grave crisi a più livelli: “carenza di farmaci e di forniture mediche, nonché scandalosi tagli all’energia elettrica con l'impossibilità di produrla a causa della mancanza di carburante”. Tutti strumenti necessari che sono già stati razionati, si sottolinea, ma che ora stanno per terminare. Il nosocomio, dunque, ritiene lo Stato libanese “pienamente responsabile di questa crisi, della catastrofe umanitaria in corso e di qualsiasi incidente mortale derivante dall’incapacità di offrire assistenza medica” ai pazienti.
“L'amministrazione dell'Aubmc – conclude l’ospedale - insiste affinché tutti i responsabili mettano immediatamente da parte le loro dispute e lavorino insieme per evitare questo disastro imminente, che nessuno merita. Meno che mai i libanesi e gli altri abitanti di questa nazione, le cui sofferenze ingiustificate non meritano di essere coronate da una tragedia tanto inutile, quanto irreversibile”.
Esplode una autocisterna
In più oggi nuovo grave episodio. Almeno 20 persone sono rimaste uccise nell'esplosione di un'autocisterna nella regione di Akkar, nel nord del Libano, secondo la Croce Rossa. Morti e feriti che vanno ad accrescere le file di chi attende soccorso nei nosocomi del Paese.
Oggi e ieri: una crisi senza fine
Da ricordare che il Libano sta vivendo da molti mesi una situazione critica su diversi fronti: le forze politiche non riescono a trovare un accordo per formare un nuovo governo, vacante da tempo; a livello economico, la moneta è stata fortemente svalutata, mentre il lockdown provocato dalla pandemia da Covid-19 ha aggravato ulteriormente la situazione sociale. A tutto ciò si sono aggiunte le tante manifestazioni di piazza contro lo stallo dell’esecutivo, nonché le drammatiche conseguenze economiche e sociali della grave esplosione, avvenuta il 4 agosto 2020, al porto di Beirut, e che ha lasciato sul campo circa 200 morti e 7mila feriti.
E proprio lo scorso 4 agosto, nell’ambito della Conferenza internazionale sul Libano organizzata da Francia e Nazioni e svoltasi a Parigi, Monsignor Miroslaw Wachowski, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, in un videomessaggio ha auspicato che “il Libano non sprofondi oltre, ma inizi una ripresa e un cammino di risalita che sarà a beneficio di tutti”. “Il Libano è una grande nazione che testimonia una esperienza unica del vivere insieme consolidata nel trascorso dei secoli e anche per questo non può essere lasciato in balia della sorte o nelle reti di chi persegue i propri interessi -ha affermato Monsignor Wachowski - Il Libano è più di un Paese, è un messaggio universale di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente”. Pertanto, è necessario che esso continui a portare avanti “tale sua vocazione specifica”, per la quale “c’è bisogno dell’impegno di tutti, dentro e fuori del Paese”.
Le parole del presule hanno fatto eco a quelle di Papa Francesco, pronunciate il 1° luglio, nel corso della “Giornata di preghiera e riflessione”, celebrata insieme ai patriarchi e i capi delle Chiese del Paese dei Cedri. “Occorre dare ai libanesi la possibilità di essere protagonisti di un futuro migliore, nella loro terra e senza indebite interferenze – ha detto il Pontefice, nella Basilica Vaticana - Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Libano e il Medio Oriente per interessi e profitti estranei! Si dilegui la notte dei conflitti e risorga un’alba di speranza. Cessino le animosità, tramontino i dissidi, e il Libano torni a irradiare la luce della pace”.
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