“Opera Prima” ai giovanissimi scrittori: raccontate gli incontri della vita
Alessandro Di Bussolo – Lido di Venezia
“I ragazzi hanno un grande cuore e grandi desideri, e se trovano adulti disposti ad ascoltarli e prendere i loro racconti sul serio, questa loro grandezza può venir fuori”. Quella di Luigi Ballerini, affermato scrittore di romanzi per ragazzi (l’ultimo “Myra sa tutto”) e medico psicanalista, è una convinzione che si basa su tre anni di esperienza come presidente del comitato scientifico e della giuria della sezione narrativa del concorso “Opera Prima” per giovanissimi scrittori di racconti brevi e di soggetti per serie tv e film, studenti delle scuole medie e superiori.
Occasione per prendere sul serio il pensiero dei ragazzi
“I ragazzi si raccontano e raccontano – spiega Ballerini a Vatican News, dopo la presentazione della terza edizione del concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, nello Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo - quando trovano adulti che sanno ascoltare, e ‘Opera prima’ vuole essere proprio questo: un'occasione perché il pensiero dei giovanissimi, sottoforma di narrazione, venga ascoltato, preso con serietà e trattato bene da un adulto che è interessato a questo”.
Il lancio ufficiale il 27 ottobre a Milano
La terza edizione del concorso, promosso dall’Istituto Toniolo e da Apis (amore per il sapere), in collaborazione con l’Ente dello Spettacolo, sarà lanciata ufficialmente il 27 ottobre a Milano, e avrà per tema “Incroci – Storie di incontri e scontri”. “Per le nuove generazioni – spiegano i promotori - il consumo di film è risorsa insostituibile di vissuti, immaginari e storie in cui rispecchiarsi, ma anche proiettarsi nel futuro. Per loro il cinema è simbolo di ripartenza”. Tutte le informazioni per partecipare si potranno trovare su www.operaprima.info .
In 150 hanno partecipato all'edizione 2020-2021
Alla seconda edizione, quella 2020-2021, in piena pandemia e didattica a distanza, sul tema “Virtuale è reale”, hanno partecipato circa 150 studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado di tutta Italia. Il premio della categoria racconti brevi consiste nella pubblicazione di un e-book. I 10 vincitori sono stati accompagnati da alcuni editor della casa editrice "Il Castoro" e hanno avuto l’occasione di rielaborare, raffinare e ripensare il proprio testo alla luce dei suggerimenti editoriali, come accade ad ogni autore professionista. I vincitori della categoria soggetti per film e serie tv, che ha come presidente di giuria Armando Fumagalli, direttore del Master in International Screenwriting e Production all’Università Cattolica hanno invece potuto partecipare ad un corso di formazione gratuito, di tre giorni, al Lecco Film Fest, promosso da Fondazione Ente dello Spettacolo. Hanno seguito laboratori e proiezioni cinematografiche, e si sono confrontati con personaggi del cinema, imprenditrici, volti noti della tv, giornaliste, scrittrici.
Un corso di formazione online per prepararsi al concorso
In questa terza edizione di “Opera Prima”, ragazze e ragazzi, sottolineano i promotori del concorso, “potranno raccontare storie di vita ordinaria o straordinaria in cui ci si incrocia. Nella vita si incontrano persone diverse: a casa, a scuola, per le vie della città, nella rete, in tanti luoghi diversi. Ogni incrocio un incontro. Ogni incontro una storia”. Ma se lo scorso anno gli organizzatori hanno proposto un corso di formazione online per i docenti dei ragazzi (hanno partecipato in 390 da tutta Italia), quest’anno, prima della scadenza della consegna dei lavori per il concorso, che sarà a primavera del 2022, ci saranno incontri formativi live, sempre sul web, dedicati ai giovanissimi creativi.
La ricerca "GenerazioneCinema" sul rapporto ragazzi-film
Grazie ai consigli di professionisti del cinema e della narrativa, potranno così interpretare il tema lasciando libero sfogo alla loro fantasia. Al Lido di Venezia, il docente e vicepresidente Apis Gabriele Laffranchi, sottolinea che “la scuola dovrebbe dare voce a ragazze e ragazzi, ma è importante, attraverso l’esperienza di professionisti della scrittura, fa capire loro che la narrativa non è solo autobiografica”. Nel corso della presentazione del concorso, moderata dalla giornalista Tiziana Ferrario, Sara Sampietro, docente Linguaggi e Forme Espressive dello Spettacolo all’Università Cattolica, riporta alcuni dati che emergono da “GenerazioneCinema”, un progetto del Dipartimento di Scienze e della Comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Grandissimi consumatori di film, ma non più solo in sala
Partito nel 2004, “GenerazioneCinema” raccoglie da più di 15 anni dati quali-quantitativi sul rapporto tra nuove generazioni e cinema, analizzando i cambiamenti che interessano il settore, dal punto di vista fruitivo, produttivo e distributivo. Dati dai quali emerge come le nuove generazioni si caratterizzino per un consumo forte, anzi spesso fortissimo, di film. La visione in sala, pur a fronte della crescente importanza del consumo domestico, continua a rappresentare un’importante occasione culturale, di intrattenimento e relazione per i più giovani. Il cinema, spiega Sampietro, “è, dunque, incontro in una dimensione relazionale (l’incontro con gli altri spettatori in sala, ma anche fra le mura domestiche), in una dimensione riflessiva (l’incontro con sé, perché i contenuti filmici possono divenire uno strumento per conoscersi e per capirsi) e in una dimensione formativa - divulgativa (l’incontro con l’esterno, uno strumento per fare esperienza con il mondo)”.
Vedere un film insieme ad altri è ancora un valore aggiunto
Aspetti che la pandemia non ha cambiato: i ragazzi intervistati da “GenerazioneCinema”, chiarisce la docente, “immaginano infatti sale sempre più immersive in cui poter guardare il film con grande attenzione, senza alcuna distrazione”. Ma anche di vedere film in una piazza da riqualificare. Grazie al cinema, dicono i giovanissimi ai ricercatori, “immagino nuovi mondi, viaggio rimanendo seduto” e i film “li fanno parlare e confrontarsi tra loro e con gli adulti”. Il presidente dell’Ente dello Spettacolo, monsignor Davide Milani, sottolinea che il cinema, paradossalmente, può aiutare i ragazzi, preoccupati di “cavalcare l’onda della realtà, standoci sopra come in un surf, per andare più veloci”, ad immergersi invece nella realtà stessa, entrandoci dentro.
L'attrice Roveran: grazie a chi mi ha fatto conoscere il cinema
A testimoniare l’importanza dell'ingresso del cinema nelle scuole, la giovane attrice Maria Roveran ("Piccola patria", "Questi giorni"), che ringrazia gli insegnanti e formatori che l’hanno introdotta nel mondo del linguaggio cinematografico, anche in un paese dell’hinterland veneziano, dov’è nata e “dove la Mostra del Cinema non arriva”. “Stiamo diventando analfabeti emotivi – afferma – e il cinema ci alfabetizza, iniziando proprio dai giovani”
Ballerini: diamo voce a chi vuole provare a raccontare
Di tutto questo parliamo con Luigi Ballerini, 58 enne scrittore di successo per ragazzi, psicanalista, e presidente del comitato scientifico della sezione narrativa del concorso “Opera Prima”.
Luigi Ballerini, come è nata l'idea di questo concorso, tre anni fa?
Ci siamo subito accorti che le storie piacciono ai ragazzi e che c'erano ragazze e ragazzi, in Italia, che provavano a scrivere, ma quasi se ne vergognavano. Io a volte, negli incontri come autore che faccio nelle scuole, quando chiedo: “Qualcuno scrive?” nessuno alza la mano. Poi vengono di nascosto e mi dicono. “Ma lo sai che io scrivo?”. Allora abbiamo pensato: diamo voce a quei ragazzi e a quelle ragazze che hanno voglia di cimentarsi con un racconto. Così è nata la prima edizione, che era solamente una sezione narrativa, la cui giuria era presieduta da me. Ci sono arrivati 150 racconti, e abbiamo preso subito sul serio i ragazzi. Il premio infatti era una pubblicazione, con l’editrice “Il Castoro”, quindi un editore vero, che li trattava sul serio e ha fatto fare l'esperienza dell'editing, di lavorare con un editor. Nella seconda edizione ci siamo accorti che c'era un tassello che mancava, quello di un altro tipo di narrazione, che è quella audiovisiva, essenzialmente serie tv e film così popolari per i ragazzi. Anche qui abbiamo pensato che sempre di scrittura si tratta, ma è una scrittura diversa. Allora abbiamo aperto una seconda sezione, presieduta come giuria dal professor Armando Fumagalli della Cattolica di Milano, proprio per dare la possibilità a giovani sceneggiatori di proporci le loro idee su soggetti per film o serie tv.
In questi tre anni, quali soggetti di racconto sono andati per la maggiore? Cosa raccontano i ragazzi?
Ogni anno c'è un tema. Il tema della nuova edizione, che stiamo lanciando proprio in questi giorni, è “Incroci, storie di incontri e di scontri”. L'anno scorso, nella seconda edizione ci siamo occupati del virtuale, e il tema era “Virtuale è reale”. Nella prima edizione, era “Mode e Modi, quanti modi di essere possono esserci. I ragazzi si sono cimentati con serietà, l'hanno fatto con diversi generi. L'anno scorso è andato molto il distopico e mi chiedo se in clima di pandemia, forse, un'esperienza di vita così atipica, quasi distopica che abbiamo avuto ha influenzato un po' il tipo di narrazione. Certo i ragazzi si sono espressi con sincerità. Ci siamo accorti anche che c’è un passo che devono fare: per diventare i narratori non ci si può limitare a raccontare la propria vita, non può essere solo autobiografia. E’ il motivo per cui, già dall'anno scorso, abbiamo pensato di associare al concorso la formazione. L'anno scorso l'abbiamo fatta con gli insegnanti, e quest'anno abbiamo deciso di lavorare con i ragazzi stessi, proprio per dare delle indicazioni delle tracce, su cosa vuol dire raccontare, quindi costruire anche dei personaggi che siano diversi da me. La cosa entusiasmante è che i ragazzi aderiscono, ci stanno, e poi ci portano anche dei risultati bellissimi.
Questi corsi di formazione, ovviamente, lo scorso anno sono stati on-line. Sarà così anche quest'anno?
Continueremo a farli on-line perché il concorso ha un carattere nazionale. Una delle cose buone della pandemia, se c'è stata, è che abbiamo scoperto che possiamo raggiungere chiunque. La possibilità di incontrarci nelle stanze estende la possibilità di formazione. Noi faremo delle attività miste, ad esempio il lancio che facciamo il 27 ottobre di “Opera Prima” terza edizione sarà a Milano. in un luogo fisico, dove si può partecipare, ma chi non potrà esserci potrà presenziare anche in modo virtuale. Ma anche il virtuale non sono lezioni preregistrate, ma sono sempre eventi live dove si possa interagire, raccontare, discutere e dibattere insieme.
Lei è anche psicanalista, oltre che scrittore, che ragazzi sono questi che vogliono raccontarsi? E cosa emerge dai loro racconti?
Emerge la realtà, emerge la grandezza della giovinezza. Io non sono d'accordo con chi considera i ragazzi divanati, sdraiati, poveri, preda degli ormoni, istintivi. In realtà i ragazzi hanno una grandezza di cuore incredibile, e se permettiamo loro di esprimerlo viene fuori tutta questa grandezza. Grandi slanci, grandi passioni, grandi desideri. Non è vero che sono cinici: molti usano toni epici. Scrivono: “Voglio lasciare un segno nel mondo, non voglio che la mia vita passo invano, voglio fare qualcosa di grande”. Quando i ragazzi si raccontano? Quando trovano degli adulti che siano disposti ad ascoltarli e a prendere i loro pensieri sul serio. “Opera prima vuole essere proprio questo: un'occasione perché il mio pensiero, sottoforma di narrazione, venga ascoltato preso con serietà e trattato bene da un adulto che è interessato a questo.
Fumagalli: prima di tutto imparano a leggere i film e le serie
Nel suo intervento, Armando Fumagalli sottolinea come sia importante prima di tutto lavorare sul racconto, che riguarda tutti i ragazzi in formazione, anche se nella vita faranno poi il contadino o l’avvocato, “perché confrontarci con le storie ci riguarda sempre”. Ecco come risponde alle domande di Vatican News:
Professor Fumagalli, possiamo dire che i ragazzi che partecipano al concorso, attraverso anche la promozione che voi fate, riescono a capire che scrivere per il cinema non è la stessa cosa che scrivere a un amico?
Penso che se ne accorgano subito se partecipano al concorso, poi dopo quelli che sono selezionati e hanno partecipato alle giornate di formazione che abbiamo fatto in occasione del Festival di Lecco, mi risulta che siano stati molto contenti delle giornate di lavoro fatte, in cui ovviamente, in pochi giorni, non hanno potuto imparare già tutto quello che serve per scrivere per il cinema. Però iniziamo a spiegargli alcune cose, capiscono che è un percorso che può essere interessante, che è lungo, perché scrivere per il cinema richiede molti aspetti anche tecnici. Rendere le cose facili e fruibili per lo spettatore non è mai un percorso semplice. Noi il 17 settembre faremo una giornata sulle fiction religiose all’ Università della Santa Croce, perché siccome ci sono state delle esperienze belle in Italia, volevamo, coinvolgendo alcuni degli autori di queste fiction, dare alcune idee su come viene fatto questo lavoro. Perché questi prodotti, come il film su Chiara Lubich che è andato in onda su Rai 1 o le miniserie che sono state fatte negli anni scorsi dalla Lux Vide o altri prodotti di altri paesi, penso anche al film di Malick “A Hidden Life”, possono essere prodotti che raggiungono un vasto pubblico, di successo, a patto che ci sia un lavoro di scrittura, di lavorazione che richiede tempo, richiede capacità, richiede tecnica. Non basta il buon contenuto, bisogna anche saperlo mettere in forma e questo richiede capacità da formare.
Tornando ai nostri ragazzi, non tutti diventeranno registi, non tutti diventeranno sceneggiatori, però visto che sono grandi consumatori di serie tv e di film, questo concorso li può aiutare anche conoscere meglio e a fare anche una selezione tra le serie da vedere, tra quelle che meritano quelle che invece non hanno grandi contenuti?
Assolutamente. Questo è proprio il nostro obiettivo, perché questi concorsi, queste esperienze, possono servire in qualche caso a una giustamente piccola percentuale delle persone che partecipano, come prima illuminazione di quella che potrebbe anche diventare una vocazione professionale. Però noi facciamo questo concorso anche perché sappiamo che, essendo tutti noi grandi fruitori di storie, nel leggere i romanzi, nel vedere i film e nel seguire le serie televisive, a tutti è molto utile riflettere e capire che cosa ci danno queste storie, quali sono gli elementi che ci coinvolgono emotivamente, come possiamo anche noi elaborare e narrare. Perché questa dimensione ci forma, ci tocca, ci cambia, ci trasforma e ogni storia, come dicono alcuni autori americani molto giustamente, è un po' metafora della vita. Quindi lavorare sulle storie significa anche imparare a vivere con più profondità, a vivere meglio. Fare questi percorsi aiuta, ne siamo sicuri, a fare almeno dei passi avanti in questa direzione.
Voi per la prima edizione, quella dello scorso anno, avete scelto il tema del “Virtuale è reale”: come l'hanno declinato nelle loro storie i ragazzi?
Mi sembra che ci sia stato un interessante mix fra un’immaginazione tecnologica ma anche un radicamento interessante su quello che è l’esistenziale, le relazioni, eccetera… Quindi è stata una piacevole sorpresa per me. Ovviamente erano storie acerbe, però non si pretende una grande maturità narrativa da studenti che sono ancora molto giovani, Ma c’erano degli spunti senz’altro interessanti e c’erano delle idee interessanti. Ovviamente il primo obiettivo è aiutare tutti i partecipanti a maturare e a crescere nel confronto con personaggi, storie, temi. Con una maturazione umana ed esistenziale, soprattutto, che è anche culturale, ovviamente, perché le due cose sono strettamente collegate.
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