Zuppi, da Bologna l’invito al G20 a non perdere l’occasione per "aggiustare il mondo"
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Battute finali per il G20 delle religioni, l’Interfaith Forum, dal titolo Time to heal - Peace among cultures, understanding between religions apertosi il 12 settembre scorso a Bologna. In tre giorni si sono riuniti leader religiosi ed esponenti di governi, diplomatici ed esperti, in tutto circa 300 partecipanti provenienti da 70 Paesi, tra questi il capo del governo italiano Mario Draghi, arrivato per la chiusura. Giornate ed incontri che hanno portato alla stesura di un documento indirizzato ai Grandi che si riuniranno a Roma, il 30 e 31 ottobre prossimi, con gli impegni riassunti in tre frasi: “Noi non ci uccideremo. Non ci salveremo. Noi ci perdoneremo”.
Il messaggio del Papa
“Impegni – scriveva il Papa nel suo messaggio inviato in occasione dell’apertura dell’evento – che richiedono condizioni non facili, non c’è disarmo senza coraggio, non c’è soccorso senza gratuità, non c’è perdono senza verità, ma che costituiscono l’unica via possibile per la pace. Sì, perché la strada della pace non si trova nelle armi, ma nella giustizia”. Di qui l’appello di Francesco alla responsabilità dei leader religiosi, perché si contrasti il male “nella preghiera”, “nella concordia” e nella forza paziente e costruttiva della solidarietà”.
Bartolomeo, si viva l'ecumenismo
Un forte invito alle Chiese cristiane presenti a non rinchiudersi, è arrivato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, che ha chiesto di vivere un vero ecumenismo, per non fare “un cattivo servizio non solamente all’umanità, ma allo stesso cristianesimo”. Bartolomeo ha anche lanciato un forte allarme: “È il minuto prima della mezzanotte, perché l’umanità possa andare verso un futuro sostenibile e resiliente e guarire le persone e il nostro pianeta”. Occorre quindi, è l’indicazione di Bartolomeo, “mettere in campo le migliori idee per riuscire nella corsa decisiva verso l’obiettivo globale di zero emissioni e verso una cultura della solidarietà” .
Bassetti, insieme per affrontare le sfide
“Oggi – è stato invece l’avvertimento del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana - siamo ad un punto della storia umana in cui non possiamo più permettere che si affermino quelle dinamiche che ci rendono uno straniero all’altro, perché le sfide che abbiamo davanti richiedono di essere affrontate insieme e non da una parte a scapito dell’altra”. A Bologna si è ribadita, dunque, la necessità di unità della famiglia umana. Un messaggio da consegnare al G20, partendo dall’esempio del cammino comune compiuto negli anni dalle religioni arrivate a dialogare e, soprattutto, ad operare insieme per la pace, secondo quello "Spirito di Assisi" che ricorda molto bene il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna:
Cardinale Zuppi, anche questi tre giorni di incontri a Bologna si può dire che si siano svolti seguendo le vie di pace di Assisi …
Direi che è proprio quello l’intento che anima da sempre, per lo meno dal 1986, da Assisi, dallo straordinario incontro di Giovanni Paolo II con tutte le religioni, in quell'altra pandemia che era la guerra – peraltro pandemia ancora così tragicamente diffusa – in cui già il fatto stesso di essere insieme significava una scelta di perdono, una scelta di non coinvolgere mai le religioni in una logica di violenza, di utilizzare, anzi, le religioni come risorsa di pace. Ecco, il vantaggio, diciamo, dell’incontro di questi giorni è stato il legame con il G20, l’ambizione che le religioni, uomini di fede, abbiano qualcosa da dire alle scelte dei grandi, come si suole dire, che hanno bisogno di questa risorsa etica e di questa visione spirituale e anche molto concreta. Il messaggio del Papa ci dice che l’amore per Dio significa l’amore per il prossimo, e l'amore non è un generico embrassons-nous (abbracciamoci ndr) ma è impegno molto concreto per la casa comune, nella quale dobbiamo imparare a vivere tutti
“Persone, pianeta, prosperità": a queste tre "P" che sono quelle poi che la presidenza italiana porterà sul tavolo del vertice del G20 di fine ottobre, Papa Francesco ne ha aggiunta un'altra la "P" di pace, quanto è difficile farlo passare questo messaggio?
Non è facile, assolutamente, abbiamo misurato i problemi, le resistenze, gli interessi economici, dall’altra parte sappiamo che è decisivo, anche perché la guerra è la madre di tutte le povertà. Possiamo sostituire pandemia a povertà, e la pandemia della guerra genera tante altre pandemie, in termini anche molto fisici, virali, anche perché le malattie nella guerra si propagano. E poi le tante pandemie dell’odio, del sottosviluppo, dell’ingiustizia. Quindi, misurando le difficoltà non dobbiamo arrenderci, anzi! Casomai, con ancora più caparbietà, ancora più fortezza, occorre cercare di indicare la vita della pace.
Che passi avanti sono stati fatti sia tra le religioni sia nel dialogo che le religioni hanno con i propri fedeli?
Direi, tanti e pochi. Tanti, perché chi l'avrebbe detto, 40 anni fa, che sarebbe stato possibile mettersi insieme, discutere, parlare, sconfiggere insieme i nemici comuni, coloro che bestemmiano Dio nel nome di una religione! Forse dobbiamo dire che, da questo punto di vista, è straordinario. Dall’altra parte, però, dobbiamo dirci: ma quanto tempo ci impieghiamo? Un famoso poeta chiedeva: ma quanta gente deve morire perché capiamo che non bisogna fare la guerra? Arriviamo, comunque sia, sempre tardi, c’è ancora tanto da fare. E gli uomini di religione devono essere i primi a non perdere tempo.
Qual è, quindi, il messaggio finale di questi tre giorni?
Si può raccontare con alcuni impegni che chiediamo, che chiederemo, al G20. La presenza del premier Draghi è molto importante, perché dimostra l’interesse che ha l’Italia nel preparare un vero G20, per provare a non perdere l’occasione. Quindi, penso ad alcuni obiettivi concreti che sono stati indicati, come l’impegno perché il vaccino sia per tutti, così come l’impegno a far sì che i problemi emersi durante la pandemia diventino opportunità per guarire. Cito cose molto concrete, come appunto quella dei vaccini, speriamo aiutino i venti a trovare soluzioni credibili, sostenibili ma, soprattutto, delle soluzioni. Se perdiamo anche questa opportunità è davvero preoccupante, perché vuol dire che se non sappiamo cogliere nemmeno questo segno dei tempi (la pandemia, ndr) così evidente e incredibile, che ha cambiato così tanto la vita e le relazioni tra di noi, ci dobbiamo veramente preoccupare. Abbiamo capito qualcosa, ora cerchiamo di trarne le conseguenze e di metterci a lavorare per aggiustare questo mondo.
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