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Arriva M.A.MA, a sostegno delle mamme in carcere

È stata inaugurata a Roma, nel carcere di Rebibbia, la “Casa per l’affettività e la maternità”, struttura dedicata alle detenute e alle loro famiglie, dove le mamme potranno abbracciare i loro bambini in visita

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Maternità… a ‘ste donne de Rebbibbia je serve pe’ dimostrà che dentro ar core nun c’è solo criminalità, ma anche affettività.

Poche strofe di una poesia in dialetto romanesco, quasi improvvisata, sono quelle scritte e lette da Barbara, giovane romana, detenuta della Casa Circondariale femminile di Rebibbia, che così si fa orgogliosa portavoce del gruppo di detenute che hanno contribuito alla realizzazione di M.A.MA., Modulo per l’Affettività e la Maternità, inaugurato ieri, luogo di incontro tra recluse e familiari, molto distante da quello tradizionalmente e squallidamente riservato ai colloqui, quanto piuttosto uno spazio atto a ricreare la dimensione domestica, che ricostruisce, seppur momentaneamente, il nucleo familiare. 

Ascolta la voce di Barbara

“Si tratta - spiega Alessia Rampazzi, direttrice dell’Istituto – di poter cucinare qualcosa con i figli, con i propri cari, senza essere interrotti e quindi in serenità, in un ambiente che ricorda una casa”.

Ascolta l'intervista con Alessia Rampazzi

A dare vita al modulo – piccola architettura color arancio, con le superfici dell’interno interamente in legno, con un soggiorno angolo cottura ed un bagno, e collocata in una piccola radura – è stata la stretta collaborazione tra il G124 dell’Università Sapienza di Roma, gruppo di lavoro di giovani architetti guidati da Renzo Piano, presente all’inaugurazione, e il DAP, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, con l’aiuto, appunto, di alcune detenute di Rebibbia e dei detenuti che lavorano nella falegnameria della Casa Circondariale di Viterbo.

L'interno del modulo M.A.MA. (foto di Alessandro Lana)
L'interno del modulo M.A.MA. (foto di Alessandro Lana)

E’ una casa, secondo il senatore a vita Renzo Piano, “che ha come contenuto l'idea che il carcere non può essere la vendetta dello Stato, non può essere la punizione, ma che deve essere un luogo in cui per l'essere umano, che nella vita cambia a qualunque età, cambia la struttura del cervello. C’è quello che si chiama un pentimento e c'è anche il perdono, temi delicati e naturalmente complessi”. “La gente casca ma si rialza – prosegue Piano – e questo è l’importante”.

Ascolta l'intervista con Renzo Piano

La speranza è proprio che si rialzino per non ricadere, che questa semplice sagoma, composta di una sola stanza, possa far tornare le detenute di Rebibbia ad essere madri e addirittura aiutarle a realizzare un progetto di riscatto e a non ricadere nella recidiva. “L’idea – precisa ancora la direttrice Rampazzi – è di far pensare al proprio futuro, a come potrebbe essere la vita fuori di qui e quindi in un continuum spazio-temporale e sicuramente è fondamentale per la rieducazione. Io almeno credo in questo, noi qui ci crediamo!”

M.A.MA. è un progetto che rientra nelle attività di terza missione della Sapienza-Università di Roma, che l’Ateneo ha seguito con i suoi dipartimenti di architettura e che, in questo caso, spiega la Rettrice Antonella Polimeni, “ha un valore sociale particolarmente elevato, perché uno spazio per l’affettività delle mamme detenute con i propri bambini credo che abbia un valore particolare”.

Ascolta l'intervista con Antonella Polimeni

E che tipo di valore abbia per le donne che potranno usufruirne, è sempre Barbara con la sua poesia a dircelo:

In queste quattro mura ‘sta da sole fa paura, ma da oggi er core se rallegra, è arivata gente che de noi je frega. ‘sta casetta finarmente è pronta nun è più ‘n disegno, ‘n'impronta è ‘na reartà de ‘sta gente che ha dimostrato federtà.

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20 ottobre 2021, 15:07