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Persone in attesa della liberazione dei prigionieri davanti un carcere di Yangon Persone in attesa della liberazione dei prigionieri davanti un carcere di Yangon 

Myanmar: la giunta militare annuncia la liberazione di cinquemila prigionieri

La decisione del leader militare Min Aung Hlaing arriva dopo la decisione dell'Asean di non invitare esponenti del governo dell'ex Birmania al prossimo vertice dell'organizzazione. Intanto continuano gli scontri con le milizie etniche locali mentre i rifugiati sono ormai 250 mila

Michele Raviart - Città del Vaticano

La giunta militare al potere in Myanmar dopo il colpo di Stato dello scorso febbraio ha annunciato l’amnistia per oltre 5600 persone, tra quelle che si trovano in carcere a vario titolo per aver partecipato alle proteste seguite al golpe. Secondo alcune fonti locali 1.316 persone sono già state rilasciate in vista della festa locale di Thadingyut, mentre sono stati archiviati i casi che coinvolgevano altre 4.320 persone.

La decisione senza precedenti dell'Asean

Ad annunciarlo alla televisione nazionale è stato il leader della giunta militare, il generale Min Aung Hlaing, che ha parlato di una decisione intrapresa per motivi umanitari. L'alto ufficialecha ribadito l’impegno dell’esercito per la pace e la democrazia e ha incolpato l’opposizione clandestina, riunita nel Governo di unità nazionale, e le milizie etniche armate dei disordini. Un messaggio rivolto direttamente all’Asean, l’organizzazione dei Paesi del sud-est asiatico, che ha deciso di non invitare rappresentanti della giunta birmana all’imminente vertice della prossima settimana, ma solo un esponente non politico. Una decisione, quella dell’Asean che per il giornalista esperto dell’area, Stefano Vecchia, potrebbe aver influito sulla decisione di liberare i prigionieri. “Avrebbe significato un riconoscimento pieno del regime, cosa che non è stata fatta praticamente da nessun Paese al mondo”, spiega Vecchia.“Sicuramente è stato un gesto importante, perché è il primo di questo tipo per l’Asean, che abitualmente pratica una politica di non ingerenza negli affari interni dei dieci Stati membri”.

Ascolta l'intervista integrale a Stefano Vecchia

Continuano scontri e proteste nel Paese

Per l’Assistance Association for Political Prisoners sarebbero tuttavia almeno 7.300 le persone in carcere in Myanmar per le proteste in cui, lo ricordiamo, morirono almeno mille e cento civili. Rispetto alle manifestazioni delle prime settimane seguite al colpo di Stato, ora la situazione è cambiata. “Mentre nei primi mesi l’opposizione era soprattutto nelle grandi città”, ribadisce Vecchia, “attualmente si è spostata nelle zone rurali e in particolare nelle aree abitate dalle minoranze etniche”. “Nelle città”, tuttavia, “persiste la tensione e persistono retate da parte dei militari”. “Il Governo di unità nazionale è in clandestinità ed è molto attivo” , spiega ancora, sia con scioperi e manifestazioni, sia appoggiandosi a milizie proprie formate da ex-soldati e poliziotti. Più attive nei combattimenti e meglio armati i gruppi delle minoranze etniche, mentre i profughi interni sono ormai 250 mila.

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18 ottobre 2021, 14:13