Onu, nel 2050 cinque miliardi di persone non avranno accesso all'acqua
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Nel 2050, tra meno di trent’anni, saranno 5 miliardi le persone che non avranno accesso all’acqua. La stima è dell’Organizzazione mondiale della meteorologia, agenzia delle Nazioni Unite che, nel suo rapporto sullo stato della crisi idrica nel mondo, lancia un drammatico allarme: dal 2000, si legge, l’accumulo di acqua terrestre è diminuito di venti centimetri e, ad oggi, solo lo 0,5% dell’acqua sul pianeta è utilizzabile e disponibile come acqua dolce.
Ritardo verso gli Obiettivi di sviluppo
Nel 2018, sono state più di tre miliardi e mezzo le persone ad aver avuto accesso inadeguato all’acqua per almeno un mese durante l’anno. Nel 2020, la stessa cifra di persone non disponevano di servizi igienico-sanitari sicuri, 2,3 miliardi erano senza servizi igienici di base e oltre due miliardi, tutt’ora, vivono in Paesi senza accesso all’acqua potabile. “Il mondo – specifica l’Omm – è seriamente in ritardo rispetto all'Obiettivo di sviluppo sostenibile n.6 delle Nazioni Unite per garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti", quindi, è l’avvertimento, gli attuali tassi di progresso devono quadruplicare per raggiungere gli Obiettivi globali entro il 2030.
L'aumento di inondazioni e siccità
L’Omm rileva anche che sono 107 i Paesi del mondo “che rimangono fuori strada nel percorso verso la gestione sostenibile delle proprie risorse idriche entro il 2030", spiegando inoltre che, inondazioni e siccità “sono in aumento a causa del cambiamento climatico”. Dal 2000, i disastri legati alle inondazioni sono aumentati del 134% rispetto ai due decenni precedenti, ed è l’Asia il continente più colpito, con la maggior parte delle vittime e delle perdite economiche. Ne è un esempio ciò che è accaduto lo scorso anno in tutta l’area, dal Giappone alla Cina, dall’Indonesia al Neal, al Pakistan all’India, quando milioni di persone furono sfollate e centinaia morirono. Senza dimenticare che le inondazioni catastrofiche hanno colpito anche l’Europa, anche qui con centinaia di morti e ingenti danni. La siccità ha invece devastato l’Africa, con il maggior numero di morti legati alla quantità e alla durata dei periodi aumentati, sempre a partire dal Duemila, del 29%.
Insufficienti gli sforzi finanziari
Dunque, si prevede che “il numero di persone che soffrirà di stress idrico aumenterà vertiginosamente, sia per l’aumento della popolazione, sia per la diminuzione della disponibilità”. Di fronte a questo però, “la gestione, il monitoraggio, le previsioni e l'allerta precoce sono frammentati e inadeguati, mentre gli sforzi finanziari globali per il clima sono insufficienti".
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