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Un momento dell'Open Camp di San Servolo Un momento dell'Open Camp di San Servolo

Il sogno di donne che vogliono cambiare il sistema economico

Imprenditrici sociali di tutto il mondo hanno raccontato le loro storie di coraggio e di cambiamento in occasione del Social Enterprise Open Camp che si è concluso oggi a Venezia. Dal Ruanda la testimonianza di Francine Muyaneza, attiva nel settore dell’energia pulita

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Rovesciare e rivoluzionare l’attuale sistema economico, basato solo ed esclusivamente sul profitto, e mettere al primo posto le persone e l’ambiente. È la spinta che in questi giorni, sull’isola di San Servolo, nella laguna di Venezia, ha unito le imprese sociali partecipanti al Social Enterprise Open Camp, organizzato da Fondazione Opes-Lcef e da CGM, principale network di imprese sociali in Italia. Circa duecento gli imprenditori partecipanti, provenienti da tutto il mondo, in dialogo con figure protagoniste dell’industria e della finanza, alla ricerca di idee e soluzioni per aumentare l’impatto delle imprese sociali, per aiutarle a crescere e ad avere successo, attraverso adeguati finanziamenti.

Guardare a persone e ambiente

L’allarme lanciato è forte, si produce troppa plastica, si stanno perdendo specie e habitat, l’acqua, bene primario, scarseggia, e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono lontani dall’essere raggiunti. È importante, quindi, creare un nuovo sistema che non sia solo quello che risponde alle regole del mercato, quanto piuttosto un sistema che guardi alle persone e all’ambiente in modo prioritario rispetto al benessere che, se utilizzato per affrontare problemi e nuove sfide, potrà portare ad una piccola rivoluzione, che è quella che intendono perseguire le imprese sociali.

La storia di Francine Muyaneza

L’incontro di questi giorni è stato anche l’occasione per ascoltare i racconti di donne imprenditrici di tutto il mondo, che hanno condiviso la loro esperienza, mirata soprattutto al sostegno alle persone, prime fra tutte le donne, per la realizzazione dei propri sogni, anche “in luoghi dove sembra impossibile”, hanno spiegato, laddove la diversità di genere, nonostante l’evidente valore in termini economici e di investimento, è ancora poco applicata. Sul palco si sono alternate storie di coraggio e di reale cambiamento come quella di Francine Muyaneza, imprenditrice del Ruanda, attiva nel settore dell’energia pulita. Francine è la fondatrice di Munyax Eco, azienda specializzata in energia solare, e de “La Maison Verte", un progetto di bioedilizia ecologica. Di lei si legge che “sta silenziosamente iniziando ad avere un impatto sulla regione dei grandi laghi con la sua attività di energia rinnovabile pulita e l'agenda di empowerment delle donne attraverso la lotta contro il cambiamento climatico”.

Ascolta l'intervista con Francine Muyaneza

Il coraggio delle donne

“Nel mio Paese – racconta a Vatican News – spesso mi sento da sola, sebbene io non sia l’unica a fare imprenditoria sociale, però è bello ritrovarsi qui in Italia, a pensare insieme per progredire più rapidamente”. Francine, sin dall’inizio, ha affrontato grandi sfide, come quella di porsi a sostegno delle donne in Paesi con forti sistemi patriarcali, o come quella di entrare a lavorare nel settore solare.  “In Ruanda – spiega – è un settore ancora molto nuovo, e ci sono problemi di finanziamenti, questa è una delle più grandi sfide, assieme alla disponibilità di tecnici e di ingegneri, di persone che conoscano il solare, ovviamente è un settore dominato dagli uomini, ci sono pochissime donne. Dobbiamo promuovere la presenza delle donne, affinché siano coraggiose, abbastanza coraggiose, da sfidare il potere degli uomini”.

Il G20 di Roma

Accanto al pragmatismo necessario ad una donna d’affari intraprendente come lei, Francine abbina il sogno: quello di vedere affrontare con saggezza la sfida del cambiamento climatico. Sul G20 di fine ottobre a Roma è molto concreta. “Sono anni ed anni – dice – che affrontiamo questa sfida, con tutte le limitazioni legate al sistema capitalistico. Tuttavia, a me piace sognare, mi piace sognare e pensare che un giorno, anche a breve, potremo veramente risolvere tutte queste questioni e far sì che coloro che inquinano siano coloro che ne pagano il prezzo, e che siano loro a finanziare i progetti atti a ridurre questo inquinamento”. C’è sicuramente un modo diverso di lavorare, ben diverso da quello attuale, prosegue Francine, che cita i giovani “che sfidano tutto questo, che sfidano il G20 e chi inquina, che dicono che dobbiamo fare qualche cosa. Sono giovani che, ovviamente, non hanno il potere di cambiare le cose, ma hanno il potere di sensibilizzare noi che siamo più vecchi, affinché noi si faccia qualcosa per cambiare veramente, per rimediare ai danni del passato”. Dunque, è la raccomandazione di questa forte e illuminata imprenditrice, “continuiamo a sognare”.

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26 ottobre 2021, 14:22