COP26 fissa l’uscita graduale dal carbone. I movimenti: serve più ambizione
Marco Guerra – Città del Vaticano
L’accordo arrivato in extremis contiene molti obiettivi ambiziosi, ma secondo gli osservatori e i movimenti per il clima è stato indebolito da Cina e India nella parte relativa al taglio delle emissioni derivanti dal carbone. In particolare Nuova Delhi è intervenuta nel testo finale per sostituire la dicitura “eliminazione graduale” del carbone con “riduzione graduale”.
Gli obiettivi fissati
Il presidente della COP26, Alok Sharma, parla comunque di accordo storico, si punta infatti a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, l'Accordo di Parigi del 2015 metteva come obiettivo i 2 gradi. Il documento fissa anche l'obiettivo di un taglio del 45% delle emissioni di anidride carbonica al 2030 per tutti gli stati firmatari. Variate anche le linee guida per il mercato delle emissioni, il reporting format, ovvero le norme con cui gli Stati comunicano i loro risultati, e le norme per l'attuazione dell'Accordo di Parigi. Soddisfazione anche per l'accordo fra 134 Paesi (compresi Brasile, Russia e Cina) per fermare la deforestazione al 2030, con uno stanziamento di 19,2 miliardi di dollari.
Delusione tra gli ambientalisti
C’è delusione invece per la mancata attivazione del fondo da 100 miliardi l’anno per gli aiuti alla transizione ecologica dei Paesi poveri, misura fortemente chiesta anche dagli oltre 60 movimenti cattolici presenti a Glasgow. Critiche da parte dei gruppi ecologisti, l’attivista Greta Thunberg rinnovala sua polemica e parla di fallimento.
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