Sfollati in Etiopia Sfollati in Etiopia 

Etiopia, liberati alcuni dei salesiani arrestati il 5 novembre

Dieci giorni fa, forze militari governative avevano fatto irruzione in un centro d'istruzione e avevano prelevato religiosi e laici, caricandoli su furgoncini e conducendoli in luoghi sconosciuti. I missionari sono sottoposti ad un lungo interrogatorio, sembra sulla questione degli aspetti finanziari della scuola. Rimangono 14 persone tuttora trattenute in custodia dalla polizia etiope, tra consacrati, coadiutori, laici, impiegati

Salvatore Cernuzio e Giancarlo La Vella - Città del Vaticano

Dieci giorni dopo essere stati caricati su furgoncini delle forze di sicurezza e condotti in luoghi non identificati, sono stati liberati otto salesiani tra quelli arrestati lo scorso 5 novembre in Etiopia. Si tratta di religiosi e impiegati - tutti di origine tigrina - di un centro per l’istruzione nella zona di Gottera, ad Addis Abeba, prelevati da forze militari governative nello stesso centro. Sono usciti ieri, sabato 13 novembre, insieme ad un operatore umanitario italiano anch'egli arrestato nella stessa data, dopo essere stati a lungo interrogati in un tribunale. Dovrebbero essere rimessi in libertà su cauzione.

Lo riferiscono fonti in Etiopia che parlano anche di momenti di tensione. La situazione resta infatti delicata. Come informa l'agenzia Fides, rimangono 14 persone tuttora trattenute in custodia dalla polizia etiope, tra consacrati, coadiutori, laici, impiegati. Emblematico quanto ha dichiarato dopo la liberazione, Alberto Livoni, cooperante italiano dell'ong Vis. "Sono contento di essere tornato in Italia. Ora sto bene, nonostante siano stati giorni complicati e di forte preoccupazione. Il mio pensiero ora va ai miei colleghi etiopi ancora trattenuti". Anche il vescovo di Hosanna, Seyoum Fransua, direttore delle Pontificie Opere Missionarie, esprimendo la gioia per la liberazione dei fratelli missionari, ha auspicato un rapido rilascio per chi è ancora in custodia delle autorità. Mentre, 

Interessi economici 

Al centro degli interrogatori ai missionari liberati sembra esserci stata la questione degli aspetti finanziari della scuola, come se il motivo principale del fermo da parte dei militari fosse legato ad un interesse economico. Il quadro in cui è avvenuto l’arresto è infatti quello di un Paese segnato da una guerra civile che in un anno ha provocato migliaia di morti e più di 2 e mezzo milioni di sfollati, ingaggiata con alterne fortune dai miliziani di etnia tigrina. Il governo sta promuovendo un controllo delle realtà di cooperazione internazionale - anche legate alla Chiesa cattolica, come sono le varie attività della Famiglia Salesiana, - per assicurarsi che non promuovano attività politica e che non diano appoggio a gruppi ribelli.

Atto grave

Giorni fa, la notizia dell'arresto di sacerdoti, diaconi e laici etiopi ed eritrei che vivevano nella casa provinciale dei salesiani (attivi nel Paese dal 1976) aveva lasciato "sgomento" don Mussie Zerai, presidente dell'agenzia Habeshia, che affermava: “Non riusciamo ancora a comprendere quali siano i motivi alla base di un atto così grave: perché arrestare sacerdoti che svolgono la loro missione di educazione, peraltro in un centro impegnato da sempre a fare del bene, molto frequentato da anni da tantissimi bambini, dove si fa recupero dei bambini di strada? Hanno arrestato il provinciale, sacerdoti, diaconi personale di cucina, sappiamo di incursioni e perquisizioni in altre case religiose. Ma è chiaro a tutti che le chiese, le case di religiosi, non sono centri di politica". 

Un Paese in guerra 

Rimane intanto uno scenario sociale molto difficile in Etiopia, tra i Paesi più poveri del mondo con oltre il 38% della sua popolazione in stato di povertà e il 75% senza accesso all'istruzione. Le opere salesiane continuano a sostenere i giovani e le loro famiglie, mentre le condizioni si aggravano a causa del conflitto armato che dura da un anno nella regione del Tigray tra l'Esercito etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray. Gli aiuti promossi dalle opere sociali Salesiane raggiungono 8 mila famiglie, prestando particolare attenzione alle mamme e ai bambini, vittime di una malnutrizione acuta che aumenta ogni giorno, senza disporre di assistenza sanitaria a causa del numero di ospedali distrutti. 

Per l’Etiopia aveva lanciato un appello Papa Francesco nell’Angelus del 7 novembre, invocando per questa terra ferita “la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo”.

 

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15 novembre 2021, 08:15