Al via una nuova Conferenza internazionale sulla Libia
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Si tiene oggi a Parigi la Conferenza internazionale sulla Libia, voluta dal presidente francese Emmanuel Macron, in cogestione con Italia e Germania, per confermare le elezioni presidenziali del 24 dicembre, nella simbolica data del 70mo anniversario dell’indipendenza del Paese nordafricano. L’evento si tiene alla Maison della Chimie, un Centro congressi situato nel VII arrondissement della capitale francese. L’iniziativa era stata annunciata dal ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, a settembre durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Il settimo incontro internazionale
Si tratta del settimo incontro dedicato alla crisi libica dopo gli incontri di Parigi (maggio 2018), Palermo (novembre 2018), Abu Dhabi (marzo 2019), Berlino 1 (gennaio 2020), Berlino 2 (giugno 2021) e Tripoli (ottobre 2021). Partecipano una ventina tra capi di Stato regionali e internazionali, tra cui la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Sono rappresentati anche Tunisia, Niger e Ciad, i tre Paesi confinanti che stanno subendo i maggiori contraccolpi della crisi libica, in termini di instabilità, traffico di armi e mercenari. All’incontro mancano i presidenti di Turchia e di Russia, per Mosca interviene il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Con il presidente Macron hanno organizzato e sono presenti il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, rappresentanti delle Nazioni Unite. Dalla Libia hanno confermato la partecipazione il presidente del Consiglio presidenziale libico, Mohamed Al Menfi e il primo ministro Abdulhamid Dabaiba.
Le date tra le questioni centrali
Al momento una questione centrale è quella delle date: il voto del primo turno delle presidenziali è fissato per il 24 dicembre e un eventuale secondo turno è previsto per il 20 febbraio, in simultanea con le parlamentari. E c’è poi la posizione del capo dell'Alto consiglio di Stato libico, Khalid al-Mishri, che ha chiesto di astenersi dal partecipare alle elezioni non candidandosi o non andando alle urne. Al-Mishri ha affermato che le leggi elettorali annunciate dall'Alta Commissione elettorale nazionale alla stampa pochi giorni fa sono imperfette.
“Le elezioni sono alle porte – ha osservato alla vigilia dell’incontro il presidente francese Emmanuel Macron - ma le forze che vogliono far deragliare il processo sono in agguato”. Bisogna tenere la barra dritta – ha aggiunto – è in gioco la stabilità del Paese”. Nelle scorse settimane la ministra degli Esteri Najla Al-Mangoush è stata prima sospesa dalle sue funzioni e sottoposta a divieto di viaggio per “violazioni amministrative” e poi reintegrata dal primo ministro Abdul-Hamid Dbeibah. Si vive una situazione di transizione in cui non sono precisamente definiti nei fatti i confini di potere, spiega Michela Mercuri, studiosa di Storia contemporanea dei Paesi del Mediterraneo:
Mercuri ricorda che sono in funzione il Consiglio presidenziale e il Governo di Unità nazionale di Tripoli. Spiega che il primo, che è stato approvato dalla Camera dei rappresentanti il 10 marzo 2021, a seguito di un accordo raggiunto al Forum di dialogo politico libico con la mediazione delle Nazioni Unite, svolge le funzioni di capo di Stato. Il secondo è un esecutivo provvisorio formato per unificare i governi rivali di Tobruk e Tripoli (Gna) dopo l’accordo di cessate-il-fuoco raggiunto tra Khalifa Haftar e Fayez al-Serraj. Inoltre, Mercuri cita la Camera dei rappresentanti e l’Alto Consiglio di Stato, sottolineando che sono due organismi ‘paralleli’ pensati per bilanciarsi l’uno con l’altro e che risalgono agli Accordi di Shikrat del 2015. Infine, c’è il cosiddetto comitato militare 5+5, che è il risultato di un meccanismo attuativo della Conferenza di Berlino del 2020.
Tante le forze in campo
Da anni sono diversi i centri di potere che hanno voce in capitolo in Libia e, sottolinea Mercuri, in questa fase si sono ulteriormente compattati. Inoltre sul terreno sono presenti diverse migliaia di militari turchi o siriani filo-turchi intervenuti a sostegno del governo di Tripoli quando era sotto assedio, oltre a mercenari russi accorsi in aiuto delle forze della Cirenaica guidate dal generale Khalifa Haftar. Entrambe le milizie straniere non hanno mai smobilitato né si sono ritirate dal Paese, come era previsto dopo la firma del cessate-il-fuoco e l’approvazione della road-map mediata dall’Onu per la fine delle ostilità e il ripristino di istituzioni democratiche.
La situazione migranti
"In Libia la situazione dei migranti è molto fragile”: lo ha confermato in questi giorni la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, parlando all’Europarlamento. "Ho ricevuto la promessa che i centri di detenzione saranno chiusi”, ha detto, aggiungendo che "il generale accusato di legami con trafficanti è stato rimosso”.
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