Onu: raccolti tutti i fondi per gli aiuti alla popolazione afghana
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
L’ultimo attentato in Afghanistan è avvenuto oggi a Kabul. Due uomini delle forze della sicurezza afghana sono rimasti feriti nell'esplosione causata nel centro della capitale da un ordigno esploso al passaggio di un veicolo dei Talebani. Un’altra prova che l'Emirato islamico dell'Afghanistan, questo il nome scelto per il Paese dal nuovo governo, è nel mirino di quel terrorismo da sempre avverso al fronte talebano.
I 100 giorni dei Talebani
Dopo 100 giorni dal ritorno del regime fondamentalista, la situazione è ancora caotica. I Talebani non hanno mantenuto le promesse sulla costituzione di un governo inclusivo e, come 20 anni fa, quando erano già alla guida del Paese, sembra ricominciata la politica di esclusione delle donne dall’istruzione, dal lavoro, dallo sport e dalla politica. Di fronte a questa realtà, la comunità internazionale ha esercitato pressioni a suon di sanzioni, bloccando gli aiuti al Paese e le risorse della Banda Centrale di Kabul all’estero. Ora la situazione è tale che, nel giro di pochi mesi, il sistema finanziario del Paese asiatico potrebbe collassare con l’inevitabile ricaduta negativa sulla popolazione civile.
Gli aiuti alla popolazione afghana
Il 13 settembre scorso su lo stesso segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a lanciare un appello alla comunità internazionale, nel corso di una riunione ministeriale a Ginevra, con l’obiettivo di raccogliere 606 milioni di dollari da destinare ad un massiccio intervento umanitario per la popolazione dell’Afghanistan carente di tutto il necessario per vivere. Mancanza di acqua a causa della siccità, malnutrizione, interventi sanitari anche a causa della pandemia che si è diffusa come in ogni altra parte del mondo. “Sarà importante controllare che questa somma sia effettivamente destinata a soddisfare gli obiettivi dichiarati dall’Onu”. Lo afferma, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, Marco Lombardi, docente all’Università Cattolica di Milano. Il sociologo, già responsabile dei Progetti educativi in Afghanistan dell’ateneo, prende in esame la situazione attuale in Afghanistan, in cui sono i Talebani a diventare obiettivo del terrorismo
Professor Lombardi, in Afghanistan sembra si stia vivendo una nuova situazione con i talebani che sono diventati bersaglio di un nuovo terrorismo. Ecco come potranno gestire questa situazione?
Si è sempre combattuto. Quindi, prima di dire che i Talebani sono vittime ce ne corre. Tra i Talebani e Daesh Khorasan, ad esempio, non è mai corso buon sangue, si sono sempre sparati. Quindi la guerra in Afghanistan è sempre stata presente.
L’Onu ha annunciato che sono stati raccolti tutti i fondi necessari da destinare a scopo umanitario alla popolazione afghana. Sarà possibile indirizzarli realmente a questo scopo o c'è il rischio che queste somme vengono intercettate?
Il rischio è certamente elevato. Il regime talebano ha bisogno di soldi per andare avanti: è in bancarotta, quindi farà di tutto per intercettare il denaro internazionale. Per questo avere garanzie, su come questo denaro internazionale verrà speso sul serio a beneficio dei cittadini, non sarà facile, ma sarà comunque una necessità. Bisognerà essere molto, molto decisi per avere possibilità di verifica, altrimenti andremo ad alimentare un nuovo terrorismo afghano.
E’ tramontata l'idea di dialogare con il nuovo governo di Kabul da parte della comunità internazionale?
No, non credo. Io sono sempre dell'idea che si possa dialogare con tutti in ogni situazione. Ma dialogare non vuol dire farsi prendere in giro. Ora i talebani sono molto interessati a dialogare con tutti, perché hanno bisogno di riconoscimento, oltre che di soldi. Io sono dell'idea che bisogna continuare a dialogare, ma ben sapendo quali siano gli interessi di tutti da rispettare.
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