Attesa per l'incontro virtuale tra Biden e Xi Jinping
Fausta Speranza - Città del Vaticano
"Una gestione responsabile della competizione e degli interessi comuni e non": secondo una nota della Casa Bianca, è questo l'obiettivo del summit virtuale previsto tra Joe Biden e Xi Jinping quando negli Stati Uniti è la sera di oggi lunedì 15 novembre e in Cina è già la mattina di martedì 16. Ci si aspetta che i due leader parlino delle conclusioni della COP26 di Glasgow, della questione dazi, dell'andamento dell'economia mondiale. Un colloquio che rappresenta un elemento positivo anche se non ci sono grandi aspettative su risultati concreti, come sottolinea Luciano Bozzo, docente di Relazioni internazionali e Teorie della Politica internazionale all'Università di Firenze:
Il professor Bozzo parla dell'incontro come di un fattore positivo in una fase in cui i rapporti sono sotto il segno della competizione. Sottolinea l'importanza di un'occasione per un dialogo diretto ricordando che l'intesa annunciata durante la COP26 tra Washington e Pechino è stata significativa per l'impulso che ha ricevuto la Conferenza stessa, ma anche come prova di avvicinamento su alcuni punti tra le due grandi potenze. I due leader non si sono in realtà impegnati in nessuna grande nuova promessa, ma la manifestazione di una volontà dei due Paesi di non mettere da parte la tematica ambientalista è stata ed è importante. Lo studioso ricorda che i punti di partenza erano molto lontani, considerando che la Cina non era stata tra i Paesi firmatari dell’accordo comune della COP26 sulla riduzione progressiva dell’uso del carbone, non associandosi alla promessa di ridurre le emissioni del 30 per cento entro il 2030. Joe Biden, inoltre, aveva definito "un grosso errore" l'assenza di Xi al tavolo della Conferenza. E il punto - suggerisce Bozzo - è che la concretizzazione sul possibile accordo per la riduzione delle emissioni potrà verificarsi soltanto nella strada del dialogo e del confronto che i due leader possono provare ad aprire con il faccia a faccia previsto oggi anche se virtuale. Bozzo ricorda che sulle questioni ambientali ci sono in ballo grossi interessi e che questi interessi sono diversi tra i grandi Paesi che hanno voce in capitolo e che non sono solo Stati Uniti e Cina. L'intesa tra le due grandi potenze può essere importante per prese di posizione allargate anche se non scontate. In fondo - commenta Bozzo - il pronunciamento di Washington e Pechino è stato l'unico passo in avanti che registriamo in tema di cambiamenti climatici a conclusione dell'incontro a Glasgow.
Nessun incontro in presenza tra i due presidenti
Complice il prolungamento dell'emergenza pandemica e le rigidissime regole cinesi che non permettono di fatto ai cittadini di uscire dal Paese, non c'è ancora mai stato un incontro in presenza tra i due leader mondiali da quando Biden è alla Casa Bianca. Durante la presidenza di Barack Obama, Biden da vicepresidente aveva incontrato Xi Jinping che è presidente dal 2013. Guardando alla fase attuale in cui sono i leader dei rispettivi Paesi, va ricordato che i due hanno avuto un colloquio telefonico lo scorso 9 settembre e che la settimana scorsa sono intervenuti con due videomessaggi al vertice dell’Apec, l’Asia-Pacific Economic Cooperation.
Multilateralismo e "super potenze"
In un'epoca in cui si parla molto di multilateralismo e si auspica - dopo i tanti cambiamenti storici degli ultimi anni - un riequilibrio mondiale proprio all'insegna del multilateralismo, Bozzo commenta il fatto che però, a fronte di questo, i riflettori internazionali restano puntati in modo particolare proprio sui rapporti tra Stati Uniti e Cina, che rappresentano le due "super potenze" mondiali. Il multilateralismo è un obiettivo - afferma Bozzo - ma non si può ignorare il fatto che la politica internazionale è centrata tra le interazioni tra grandi potenze. E questo accade mentre nei fatti si rimette in discussione l'ordine di equilibrio mondiale stabilito dopo la seconda guerra mondiale. Secondo Bozzo, non si può dire che si stia tornando a una nuova "guerra fredda" simile a quella vissuta tra Usa e Russia, perché molti fattori sono diversi, ma riconosce che è forte la competizione tra una potenza emergente che si qualifica sempre più come global player e una potenza che è stata protagonista negli equilibri mondiali per decenni. Il punto è - ribadisce Bozzo - evitare quello che nella storia è successo troppo spesso e cioè che le grandi competizioni sfocino in conflitti. Da questo punto di vista - ricorda - abbiamo già un esempio di superamento di una fase delicata senza lo sbocco in una guerra e cioè la fine della guerra fredda e il superamento del dualismo tra Usa e Russia. Oggi dunque si tratta indubbiamente - ribadisce - di riformulare nuovi equilibri all'insegna del confronto nel dialogo.
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